(Rinnovabili.it) – E’ passato poco più di un anno da quando, in Brasile, due dighe contenenti vari milioni di rifiuti minerari tossici sono crollate, provocando il peggior incidente ambientale del Paese. La colata di fanghi ferrosi raggiunse velocemente il Rio Doce e quindi l’Oceano Atlantico, lasciando dietro di sé 19 morti e una catastrofe ecologica dalle dimensioni inimmaginabili. I 60 milioni di metri cubi d’acqua liberati dalle dighe hanno sparso rifiuti tossici per un raggio di circa 500 km, costringendo oltre 500 persone ad abbandonare le proprie abitazioni.
Mentre le famiglie coinvolte stanno ancora aspettando i risarcimenti da parte dell’azienda responsabile, la Samarco Mineração – joint venture di Vale SA e BHP Billiton -, la Procura federale ha depositato le accuse di omicidio e reati ambientali contro ventuno impuntati, tra cui attuali ed ex top manager dei due giganti minerari e della loro controllata. Tra loro ci sono l’ex direttore esecutivo della Samarco Ricardo Vescovi, il direttore delle operazioni e infrastrutture Kleber Luiz Terra, e altri 20 dirigenti tra cui 11 membri del consiglio.
Le accuse segnano la fine di un’indagine penale durata quasi un anno e nata anche dal sospetto che l’azienda fosse al corrente dei pericoli legati alle dighe e dei segni di probabile crollo, ma che non abbia preso misure soddisfacenti per evitare l’incidente. Al contrario, la politica aziendale avrebbe imposto di aumentare la produzione mineraria nella regione alcun tipo di precauzione.
Oggi il tribunale federale di Ponte Nova ha accettato le accuse presentate dalla procura e gli imputati dovranno rispondere anche di crimini contro l’ambiente, contro la pianificazione urbana e del patrimonio culturale. I dipendenti di una società di consulenza che hanno curato i controlli periodici su Fundão sono stati accusati di presentare rapporti falsi di stabilità.
Dal canto loro, le società hanno respinto completamente le accuse e annunciato che sosterranno la difesa di tutti i soggetti coinvolti nel processo.