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Brasile, disastro ambientale: salgono a 600 le tonnellate di petrolio raccolte

In poco più di due mesi, le tonnellate di petrolio raccolte lungo i 2000 km di costa sono arrivate a quota 600. Rimangono tuttavia da chiarire cause e responsabilità del disastro ambientale, forse il peggiore mai verificatosi nell’area. Intanto, la procura federale ha accusato il presidente Bolsonaro di non aver organizzato una sufficientemente rapida risposta 

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Credit: US Air Force

Oltre 2000 km di costa e 200 località invase dal petrolio. Potrebbe trattarsi del peggior disastro ambientale mai verificatosi nell’area

(Rinnovabili.it) – Dal 2 settembre ad oggi, grazie all’impegno di migliaia di volontari e addetti governativi, sulle coste nord orientali del Brasile sono state raccolte oltre 600 tonnellate di petrolio, cioè più del doppio rispetto quanto inizialmente stimato dalla compagnia statale petrolifera Petrobas. 

In poco più di due mesi, la chiazza nera ha raggiunto oltre 200 località di 9 stati site lungo la costa nord del Paese, estendendosi su di un’area di circa 2.100 chilometri: secondo gli esperti, potrebbe trattarsi del peggior disastro ambientale mai accaduto nell’area. La misurazione del danno ambientale risulta comunque assai complicata poiché il greggio, più denso, non è visibile in superficie, ma solo dopo essersi depositato lungo le coste. Fino ad ora, molti animali sono stati trovati morti, coperti dalla marea nera, tra cui diverse tartarughe marine. 

 

Non si conoscono ancora cause e responsabili. Inizialmente s’era fatto riferimento alla perdita in agosto dalla raffineria della Petrobras Abreu e Lima ma, trovandosi l’impianto nel comune di Ipojuca, nel sud del Pernambuco, tale ipotesi è stata in breve scartata. Successivamente, le autorità brasiliane hanno dichiarato che, stando alle analisi condotte sui ritrovamenti, si tratterebbe di petrolio prodotto in Venezuela, ma l’origine della perdita rimane comunque incerta.

 

Il Governo brasiliano ha incolpato Caracas (già ai ferri corti con il Paese a causa delle tensioni geopolitiche), che di contro ha però negato qualsiasi responsabilità. Secondo l’opinione di un esperto coinvolto nell’inchiesta e riportata da fonti di informazione, l’incidente avrebbe coinvolto una “nave fantasma” che trasportava petrolio venezuelano in violazione delle sanzioni statunitensi: “Il materiale – spiegano dall’Ibama, cioè dall’Istituto ambientale brasiliano in aperto contrasto con le politiche di che Bolsonaroè stato scaricato in mare più di un mese fa nelle acque dell’Atlantico da una nave non identificata”. Ma nulla, finora, è stato comunque accertato. 

 

Nel frattempo, la procura federale (Ministério Público Federal, Mpf) ha accusato il governo di Brasilia di non aver organizzato una sufficientemente rapida risposta al disastro, attivando un’azione legale per obbligare il governo ad applicare entro 24 ore il “Piano nazionale d’emergenza per incidenti da inquinamento con petrolio in acque sotto giurisdizione nazionale”. L’Mpf ha chiesto anche il pagamento di una multa di un milione di reais (circa 200mila euro) per ogni giorno trascorso senza l’attuazione del Piano emergenziale.

 

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