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Sarà boom della deforestazione nel Brasile del dopo Rousseff

Mentre infuria il terremoto politico, il futuro governo pensa già di togliere dal cassetto una legge devastante per la deforestazione in Amazzonia

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(Rinnovabili.it) – Approfittando dell’attuale terremoto politico in Brasile, dove il Senato ieri ha confermato l’impeachment della presidente Dilma Rousseff, i politici conservatori stanno ribaltando le leggi che il Paese ha approvato in linea con l’accordo sul clima di Parigi. Le grandi opere infrastrutturali, miniere, dighe e strade, godranno di una corsia preferenziale in barba alla deforestazione, gli impatti sulla biodiversità e sui diritti dei popoli indigeni.

Se verrà approvato il disegno di legge conosciuto come PEC 65/2012, che al momento si trova in Commissione al Senato, le imprese non dovranno più fornire valutazioni scientifiche di impatto antropologico, botanico e biologico. Per iniziare i lavori sarà sufficiente presentare una proposta di studio di impatto ambientale. Una volta avviato il progetto, esso non potrà essere annullato o sospeso dalle agenzie di protezione dell’ambiente.

In sostanza, la legge lega le mani delle autorità pubbliche, svincolando le aziende da ogni responsabilità nei confronti dell’ambiente e dei diritti umani.

 

Sarà boom della deforestazione nel Brasile del dopo Rousseff 3Il suo autore, il senatore Acir Gurgacz, ha un pesante conflitto di interessi: la sua famiglia possiede una società di trasporti che avrebbe un enorme beneficio dalla pavimentazione dell’autostrada BR319, un nastro d’asfalto di 900 km che dovrebbe collegare Porto Velho e Manaus radendo al suolo comunità indigene e foreste incontaminate. Il relatore del provvedimento, invece, è il senatore Bairo Maggi, un magnate della soia che ha promosso la deforestazione nel Mato Grosso per favorire l’espansione degli agricoltori. Nel nuovo governo di Michel Temer, citato nelle nell’inchiesta Lava Jato in un caso di corruzione da 5 milioni di dollari, Maggi punta al ruolo di ministro dell’Agricoltura.

La sua proposta di legge ha incontrato il fuoco di fila delle organizzazioni governative e non governative. Per Marilene Ramos, presidente dell’Agenzia ufficiale per le risorse ambientali e rinnovabili (IBAMA), il Brasile sta andando nella direzione opposta rispetto i paesi sviluppati e non sarà più in grado di controllare i progetti di infrastrutture.

Nara Baré, leader del Coordinamento delle organizzazioni indiane dell’Amazzonia brasiliana (COIAB), ha detto che «il Brasile ha presentato i suoi obiettivi a Parigi, ma non sta adempiendo al suo dovere di proteggere la foresta e noi che ci viviamo».

Carlos Bocuhy, presidente della ONG ambientalista PROAM, denuncia l’effetto del disegno di legge: «È completamente assurdo. Come se l’atto di richiesta di una patente di guida desse il diritto di guidare un camion».

 

La proposta rischia di passare a pochi mesi dal più grave disastro ambientale della storia brasiliana: il 5 novembre scorso, lo scoppio di una diga presso una miniera di ferro nello Stato di Minas Gerais ha distrutto l’ecosistema per chilometri, travolgendo con un’ondata di fanghi tossici animali, piante e comunità locali. Per la portata dei suoi effetti, il  cataclisma è stato accostato a quello di Chernobyl.