Mentre infuria il terremoto politico, il futuro governo pensa già di togliere dal cassetto una legge devastante per la deforestazione in Amazzonia
(Rinnovabili.it) – Approfittando dell’attuale terremoto politico in Brasile, dove il Senato ieri ha confermato l’impeachment della presidente Dilma Rousseff, i politici conservatori stanno ribaltando le leggi che il Paese ha approvato in linea con l’accordo sul clima di Parigi. Le grandi opere infrastrutturali, miniere, dighe e strade, godranno di una corsia preferenziale in barba alla deforestazione, gli impatti sulla biodiversità e sui diritti dei popoli indigeni.
Se verrà approvato il disegno di legge conosciuto come PEC 65/2012, che al momento si trova in Commissione al Senato, le imprese non dovranno più fornire valutazioni scientifiche di impatto antropologico, botanico e biologico. Per iniziare i lavori sarà sufficiente presentare una proposta di studio di impatto ambientale. Una volta avviato il progetto, esso non potrà essere annullato o sospeso dalle agenzie di protezione dell’ambiente.
In sostanza, la legge lega le mani delle autorità pubbliche, svincolando le aziende da ogni responsabilità nei confronti dell’ambiente e dei diritti umani.
La sua proposta di legge ha incontrato il fuoco di fila delle organizzazioni governative e non governative. Per Marilene Ramos, presidente dell’Agenzia ufficiale per le risorse ambientali e rinnovabili (IBAMA), il Brasile sta andando nella direzione opposta rispetto i paesi sviluppati e non sarà più in grado di controllare i progetti di infrastrutture.
Nara Baré, leader del Coordinamento delle organizzazioni indiane dell’Amazzonia brasiliana (COIAB), ha detto che «il Brasile ha presentato i suoi obiettivi a Parigi, ma non sta adempiendo al suo dovere di proteggere la foresta e noi che ci viviamo».
Carlos Bocuhy, presidente della ONG ambientalista PROAM, denuncia l’effetto del disegno di legge: «È completamente assurdo. Come se l’atto di richiesta di una patente di guida desse il diritto di guidare un camion».
La proposta rischia di passare a pochi mesi dal più grave disastro ambientale della storia brasiliana: il 5 novembre scorso, lo scoppio di una diga presso una miniera di ferro nello Stato di Minas Gerais ha distrutto l’ecosistema per chilometri, travolgendo con un’ondata di fanghi tossici animali, piante e comunità locali. Per la portata dei suoi effetti, il cataclisma è stato accostato a quello di Chernobyl.