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La bolla di carbonio può esplodere alla COP 21

La bolla di carbonio può esplodere alla COP 21

 

(Rinnovabili.it) – C’è una bolla di carbonio pronta ad esplodere sulle compagnie fossili e i loro investitori, e si chiama COP 21. I leader mondiali sono molto preoccupati per la prospettiva che i due terzi degli assets di aziende petrolifere, del carbone e del gas potrebbero non essere mai recuperati se il pianeta si impegna in una riduzione delle emissioni in linea con l’obiettivo dei 2 °C.

Secondo il Telegraph, il G20 avrebbe chiesto al Financial Stability Board di Basilea di avviare un’inchiesta sul possibile fallout che il settore finanziario dovrebbe fronteggiare con l’entrata in vigore di regole più severe in difesa del clima. In sostanza, le compagnie fossili e gli azionisti stanno continuando a fare investimenti costosi dei quali non potranno rientrare. Chi pagherà, a quel punto, quando un grosso buco sarà stato scavato per colpa della speculazione?

 

Le cifre, in effetti, sono gigantesche: 6 mila miliardi di dollari investiti dal 2007 in attività a base di petrolio, gas e carbone. Scommesse che, secondo i leader mondiali, si sono basate su presupposti falsi, lasciando esponendo le aziende a fortissimi rischi di indebitamento. La maggior parte delle riserve di combustibili fossili diventerebbero “stranded assets”, cioè si verificherebbe una perdita di valore di mercato di questi assets per i soggetti che li posseggono.

Tutti i paesi membri hanno deciso di cooperare allo studio di impatto del Financial Stability Board, o effettuare valutazioni interne. Non manca l’appoggio delle nazioni più esposte da questo punto di vista: Stati Uniti, Cina, India, Russia, Australia, e Arabia Saudita. Secondo il Telegraph, l’indagine sarebbe stata caldeggiata dalla Francia e sarebbe modellata su un esame avviato dalla Banca d’Inghilterra lo scorso anno. L’intenzione è capire se, come ha messo in guardia uno studio dell’UCL Institute for Sustainable Resources (uscito su Nature a gennaio), davvero l’80% delle risorse di carbone debbano essere lasciate sotto terra fino al 2050 per evitare un riscaldamento globale superiore ai 2 °C.

 

La bolla di carbonio può esplodere alla COP 21-

 

Fino a ieri, il sistema finanziario ha continuato ad operare come se nulla fosse, ma adesso la politica mondiale comincia a porsi il problema. C’è il rischio di trovarsi a dover socializzare perdite di portata epocale generate da colossi privati, che hanno alimentato la bolla stimando al rialzo le riserve di combustibili fossili. Questo ha diffuso fiducia negli investitori, ma se davvero la portata delle risorse sfruttabili è drasticamente minore, lo scoppio della bolla speculativa è all’orizzonte.

L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) avverte che i due terzi di tutte le riserve energetiche dichiarate svanirebbero se alla COP 21 di Parigi ci si accordasse su un limite vincolante della concentrazione atmosferica di CO2 pari a 450 ppm entro il 2100. Questo significherebbe 28 mila miliardi dollari di attivi non recuperabili nei prossimi 20 anni.

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