(Rinnovabili.it) – Secondo l’industria delle biomasse, il servizio forestale degli Stati Uniti e un coro di politici di entrambi gli schieramenti, il problema della deforestazione può essere la soluzione di altri tre: la crisi energetica, il cambiamento climatico e il rischio di incendi. Visto da questa angolatura, il disboscamento indiscriminato non è poi un gran cruccio: gli impianti a biomasse dovranno funzionare in qualche modo. Senza contare che lasciar crescere indiscriminatamente gli alberi può costituire un rischio nel caso la foresta prenda fuoco o si popoli di insetti. Questa retorica basata sul “bruciamo la foresta prima che lei bruci noi” è portata avanti soprattutto nella parte Ovest degli USA, ma coinvolge molti altri Stati: 2 milioni di ettari di vegetazione in 94 foreste nazionali, all’interno di 35 Stati, sono state qualificate come “Insect and Disease Area Designations”, cioè zone a rischio malattie e infestate da insetti che uccidono le piante. Un fatto che trasforma automaticamente questi luoghi in terre di conquista per il business dell’industria delle biomasse.
Secondo Save America’s Forests, un’organizzazione che opera per la salvaguardia delle foreste, il servizio forestale statunitense non ha niente a che fare con il benessere pubblico o l’economia. Carl Ross, il direttore esecutivo dell’organizzazione, sostiene anzi che si tratti di «un modo per giustificare l’esistenza di un’agenzia il cui budget multimiliardario sia dipendente dal taglio di alberi». Con l’industria del legno in caduta libera a causa di uno scarso mercato interno e di un’economia in crisi, il Forest Service punta a “curare” a colpi di motosega il maggior numero possibile di foreste “malate”, così da foraggiare gli inceneritori di biomasse.
Per vincere la battaglia, il discorso pubblico dei sostenitori del disboscamento si concentra sulla prevenzione degli incendi e su una retorica del terrore per convincere il cittadino che la sua casa rischia il rogo se la foresta circostante non viene rasa al suolo. Ma tutto ciò si traduce in rischi per le risorse idriche, perché insabbia gli specchi d’acqua a causa di una più facile erosione del suolo, mettendo in pericolo la fauna. Inoltre, tagliando le foreste si priva il suolo dei nutrienti necessari a renderlo più fertile e ricco di biodiversità. La deforestazione per le biomasse, infine, è più intensiva di quella per far legname, perché rimuove anche i nutrienti di superficie e i rami che altrimenti potrebbero essere lasciati sul terreno a decomporsi.
Ma la scienza sta cominciando a muoversi, cercando di fare chiarezza: uno studio di tre ricercatori ha portato alla conclusione che gli incendi sono un fatto piuttosto comune nella storia, e che tagliare i boschi non è una soluzione supportata dal consenso scientifico. Si rischia anzi il contrario, cioè un aumento dei fenomeni a causa di una maggior siccità nelle foreste e un più agevole passaggio del vento fra gli alberi.