(Rinnovabili.it) – Per raggiungere i suoi obiettivi sulla bioenergia, l’Unione Europea sta chiudendo un occhio su gravi episodi di deforestazione indiscriminata. Una realtà che non riguarda soltanto paesi come l’Indonesia, dove il fenomeno ha assunto rilevanza mondiale anche grazie alla lotta contro lo sfruttamento dell’olio di palma, ma il nostro cortile di casa. L’energia da biomassa, secondo le direttive Ue attuali, dovrebbe provenire soltanto da residui del legno e rifiuti agricoli, ma gli impianti a biomassa non sono obbligati a garantire che il combustibile impiegato provenga da fonti gestite in modo sostenibile.
È l’allarme lanciato da Birdlife e Transport & Environment in un rapporto dal titolo Black Book of Bioenergy. Si tratta di un ambito decisamente rilevante per l’UE, visto che la quota di biomassa nel mix energetico è stata portata l’anno scorso ad almeno il 27%, con l’obiettivo di rispettare le promesse sui tagli delle emissioni e sulla lotta ai cambiamenti climatici. Una cifra che si attesta invece al 65% se si considera l’output solo tra le energie rinnovabili.
Sotto la lente del rapporto finiscono ad esempio le foreste della Slovacchia orientale nel parco nazionale di Poloniny, dove il disboscamento è cresciuto del 50% rispetto al 2000 e dove il legname di buona qualità (non gli scarti) arriva a coprire fino al 70% del totale della biomassa. Un trend, accusano le Ong, che è legato a doppio filo agli obiettivi UE sulle rinnovabili e alla politica comunitaria dei sussidi. Discorso analogo è stato riscontrato dagli membri delle due Ong anche per certe aree della Bassa Sassonia in Germania e per le isole Canarie.
Non fa eccezione l’Italia. Secondo il rapporto, sono più di 400 gli ettari di boschi interessati dal fenomeno. Sono concentrati sostanzialmente tutti in Emilia-Romagna, lungo quasi 200 km di sponde fluviali. In buona sostanza le aziende riuscirebbero ad ottenere i permessi per disboscare queste aree presentando i loro interventi come misure di mitigazione del rischio di alluvioni.