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Tutela delle zone umide costiere, in Sardegna si testa il futuro

Dai droni per l'efficientamento idrico agli isolotti artificiali per la nidificazione creati dai gusci di cozza: il progetto Maristanis porta gli strumenti di gestione e protezione ambientale ad un nuovo livello

Tutela delle zone umide costiere
S’Ena Arrubia. Credits: ©Mirko Ugo

Innovazione e collaborazione per la tutela delle zone umide costiere

(Rinnovabili.it) – La protezione ambientale strizza l’occhio all’innovazione collaborativa, quella legata alle esigenze e alle potenzialità del territorio. Succede in Sardegna dove dal 2017 diverse realtà locali stanno portando avanti il progetto Maristanis sotto il coordinamento dalla Fondazione italiana MEDSEA, il finanziamento di MAVA e con il supporto tecnico e scientifico di 6 partner internazionali. L’iniziativa è nata per fornire strategie e strumenti d’avanguardia nella gestione e tutela delle zone umide costiere del Golfo di Oristano. Stiamo parlando di quasi 8.000 ettari di zone umide, che corrono da Capo Mannu alla laguna di Marceddì, a cui si aggiunge l’area marina protetta del Sinis (267 km2); riserve di biodiversità e prezioso baluardo contro i cambiamenti climatici.

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Dall’anno del lancio a oggi Maristanis ha coinvolto 13 comuni sardi in un’impresa multicorale focalizzata alla salvaguardia di questi preziosi ecosistemi. E, per la precisione dei sei siti riconosciuti dalla Convenzione Ramsar e presenti nel Golfo: Stagno di Sale ‘e Porcus, Stagno di Mistras, Stagno di Cabras, Stagno di Pauli Maiori, Stagno di S’Ena Arrubia, Stagni di Corru S’Ittiri, Marceddì, San Giovanni. “Siamo fieri del percorso che stiamo portando avanti: il progetto è partito da una scommessa che oggi è un’esperienza pilota per l’Italia, per il Mediterraneo”, ha commentato Alessio Satta, Presidente di MEDSEA. “Questo ci da un’ulteriore spinta ad andare avanti e realizzare quanti più progetti di tutela delle zone umide a vantaggio della nostra adorata Isola. MEDSEA è un player importante che combatte il fenomeno della disoccupazione sul territorio, dando lavoro a oltre 25 giovani sardi tra ricercatori, ingegneri, architetti, etc”.

Le iniziative di Maristanis

A rendere speciale l’iniziativa, sono le tante e diverse esperienze fiorite in questi anni sul territorio. A partire dal progetto sperimentale di monitoraggio con drone per l’efficientamento idrico lanciato in collaborazione con Coldiretti Oristano e dieci aziende del territorio. L’obiettivo è monitorare la produzione di mais, riso, sorgo ed erba medica, per un totale di 50 ettari complessivi.

In partnership con Nieddittas, MEDSEA sta anche riutilizzando i gusci dei mitili per la costruzione di isolotti artificiali allo stagno di Corru Mannu. Lo scopo è sostenere l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli come il Fraticello (Sternula albifrons), la Sterna comune (Sterna hirundo), il Beccapesci (Thalasseus sandvicensis) e il Gabbiano roseo (Chroicocephalus genei).

Gruccione. Credits: © Egidio Trainito

Non solo. Come parte del macro progetto, il Golfo di Oristano sarà il primo in Sardegna a diventare plastic free, bandendo la monouso nei litorali e organizzando raccolte straordinarie nei fondali marini.

Nel frattempo il club Friends of Maristanis si propone di aiutare gli attori economici delle strutture ricettive oristanesi a ridurre lo spreco idrico, attraverso due app; una per controllare apparecchi e consumi (Acqua check) e una dedicata agli utenti (Save Water). 

E ancora: attraverso il progetto Is Fainas si sta recuperando l’antica arte dell’intreccio e promuovendo la connessione tra il patrimonio culturale e quello naturale delle zone umide costiere. In questo contesto, la fondazione MEDSEA interviene con due azioni specifiche: la piantumazione delle specie vegetali autoctone nelle rive dello stagno di Sa’e procus per la rigenerazione dell’habitat e con la definizione di un protocollo di gestione ed estrazione delle risorse vegetali in collaborazione con il Comune di San Vero Milis usate per i lavori di intreccio. gli artigiani possano andare a prelevare il giunco, pianta protetta, per i propri manufatti in spazi ad hoc che gli agricoltori della zona hanno messo loro a disposizione vicino allo stagno.

Infine Nello stagno di S’Ena Arrubia la cooperativa di pescatori S. Andrea ha lanciato il marchio Arrubia; sta investendo nell’ittiturismo con un food truck e sta diversificando l’offerta: ha messo in commercio il granchio blu, specie aliena entrata nel golfo di Oristano solo da qualche anno, oggetto di studio in modo da poterne tenere sotto controllo il numero. Con i tecnici della Fondazione IMC Centro Marino Internazionale ONLUS e del FLAG Pescando Sardegna Centro Occidentale, sono state installate le strutture che a marzo accoglieranno la prima semina di ostriche.