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Da Marsiglia ultima chiamata per la tutela della biodiversità

Tutela della biodiversità: il vertice IUCN lancia l’allarme rosso
Foto di Alp Cem da Pixabay

Tutela della biodiversità, crisi del clima, inquinamento e pandemie “non possono essere affrontati isolatamente”

(Rinnovabili.it) – La tutela della biodiversità non è un lusso, un di più, una parte secondaria delle politiche di transizione ecologica. Proteggere la diversità biologica è invece una necessità assoluta e come tale deve essere trattata dagli Stati. È il messaggio principale che arriva dal vertice annuale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) che apre oggi i lavori a Marsiglia.

Un incontro importante perché può dare la scossa alla COP15 di Kunming sulla biodiversità, rinviata tre volte causa Covid-19 e poi “smembrata”: un assaggio preliminare (e solo virtuale) a ottobre e gli incontri diplomatici in presenza solo a primavera 2022. Gli sherpa che stanno lavorando in questi mesi alla bozza di dichiarazione finale hanno gettato la spugna. Difficilissimo, quasi impossibile trovare un accordo che possa essere firmato da tutti i paesi ma non diluisca troppo l’ambizione.

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E non c’è solo la COP15 in ballo. In una dichiarazione alla vigilia del vertice, gli organizzatori dello IUCN hanno sottolineato ancora una volta che la tutela della biodiversità, il cambiamento climatico, l’inquinamento, e le malattie zoonotiche sono delle minacce esistenziali che “non possono essere né comprese né affrontate isolatamente”. Il vertice di Marsiglia, quindi, parla anche alla Coop 26 di Glasgow, in programma a novembre, e al Food System Summit dell’Onu al via tra pochi giorni.

Lo farà con delle proposte concrete per la conservazione della diversità biologica su scala globale. Tra queste, si discuterà la proposta di tutelare entro il 2025 almeno l’80% dell’Amazzonia, uno stop all’inquinamento degli oceani con la plastica entro il 2030, e un aumento globale della spesa per la tutela della biodiversità di 10 volte rispetto agli 80 miliardi di dollari attuali. Una cifra che equivale più o meno all’1% del Pil globale. Ma è un “buon investimento” se si considera che metà dello stesso pil globale, secondo stime del World Economic Forum, dipende da un buono stato di salute degli ecosistemi del pianeta.

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