I consigli di Unep e Wef per proteggere la diversità biologica e la resilienza degli ecosistemi
(Rinnovabili.it) – Via i sussidi alle fossili e all’agricoltura non sostenibile. Denaro da convogliare su soluzioni per la tutela della biodiversità e la resilienza degli ecosistemi. E integrare nei processi decisionali della politica il valore finanziario delle risorse naturali. Solo così possiamo colmare il gap tra gli obiettivi di protezione della natura al 2050 e l’ammontare di fondi disponibili per raggiungerli.
Sono le raccomandazioni che Unep e Wef affidano al rapporto The State of Finance for Nature e tracciano la rotta per affrontare l’intreccio di crisi climatica, della biodiversità e di degrado degli ecosistemi.
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Il gap descritto dall’Agenzia Onu per la protezione ambientale e dal World economic forum ammonta a 4.100 miliardi di dollari. Una cifra che gli autori del rapporto mettono in prospettiva: significa investire ogni anno solo lo 0,1% del PIL globale in attività come l’agricoltura rigenerativa, la tutela del patrimonio forestale, la gestione dell’inquinamento e delle aree protette. In questo modo si riuscirebbe a evitare il cortocircuito dei “servizi” ecosistemici naturali.
“La dipendenza del PIL globale dalla natura è astratta, ma ciò che intendiamo veramente sono mezzi di sussistenza, posti di lavoro, capacità delle persone di nutrirsi e sicurezza idrica”, ha affermato Teresa Hartmann, responsabile del WEF per il clima e la natura. “Se non facciamo questo, ci saranno danni irreversibili. Il divario di 4.000 miliardi che descriviamo non può essere colmato in seguito. Ci saranno danni irreversibili alla biodiversità che non potremo più riparare”.
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Al momento, gli sforzi finanziari a livello globale si fermano a una distanza siderale da quella indicata da Unep e Wef. Ogni anno, calcolano gli autori, circa 133 miliardi di dollari vengono investiti nella tutela della biodiversità e della natura, spesso dai governi nazionali. Circa il 60% di questa cifra è spesa per il ripristino di foreste e torbiere, per l’agricoltura rigenerativa e per i sistemi di controllo dell’inquinamento naturale.
Cifre che dovrebbero salire fino a 536 miliardi di dollari l’anno entro il 2050. Ma il grosso dello sforzo dev’essere compiuto durante questo decennio. Entro il 2030 gli investimenti in nature-based solutions devono triplicare. “Gli investimenti in soluzioni basate sulla natura dovrebbero quasi raddoppiare per coprire i costi relativi alle sole foreste. I costi aggiuntivi del ripristino di silvopasture, mangrovie e torbiere portano le esigenze di investimento a circa quattro volte il livello di finanziamento investito oggi”, puntualizzano gli autori.