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L’UE spreca 48 miliardi l’anno in sussidi ambientalmente dannosi

Sussidi ambientalmente dannosi: in UE valgono 48 mld l’anno
Foto di James Baltz su Unsplash

La politica agricola comune è la maggior fonte di sussidi ambientalmente dannosi in UE

Basterebbe ricalibrare il 30-50% dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) per chiudere il gap di investimenti che servono all’Europa per tutelare ecosistemi e biodiversità. Ogni anno, i Ventisette spendono tra 34,42 e 48,87 miliardi di euro per sostenere attività che compromettono lo stato di salute dei territori. Mentre faticano ancora a trovare poco più di 18 miliardi, tanto quanto serve per rendere davvero operative ed efficaci le politiche che rispondono alla strategia UE per la biodiversità al 2030.

Dalla PAC almeno il 66% dei sussidi ambientalmente dannosi in UE

La bastonata più grande alla biodiversità europea arriva dalla politica agricola comune (PAC). Riformata nel 2021 – già su basi traballanti – e poi gradualmente scardinata, cancellando molti dei requisiti pensati per proteggere e ripristinare gli ecosistemi, la PAC è il principale distributore di sussidi ambientalmente dannosi.

Circa il 60% dei fondi che distribuisce – cioè qualcosa come 32,1 mld euro l’anno – è orientato ad attività che “incoraggiano l’agricoltura su larga scala insostenibile”, calcola un rapporto del WWF rilasciato oggi. “Queste pratiche devastano gli habitat naturali fornendo al contempo solo un sostegno minimo agli agricoltori per una giusta transizione verso pratiche sostenibili e resilienti al clima”, sottolinea l’associazione ambientalista. I volumi di SAD legati esclusivamente alla politica agricola comune sono equivalenti agli interi bilanci annuali di paesi come la Croazia o il Lussemburgo.

SAD per traporti, infrastrutture idriche e settore ittico

L’altro ambito dove vengono distribuiti a pioggia sussidi ambientalmente dannosi è quello delle infrastrutture per i trasporti. Qui finiscono tra 1,7 e 14,1 mld di euro ogni anno. La forchetta nei dati forniti dal WWF è molto ampia perché non esistono valutazioni sistematiche sull’impatto sulla biodiversità delle nuove reti stradali e ferroviarie e del ripristino di quelle già esistenti.

A seguire, il resto dei SAD è diretto verso le infrastrutture idriche (1,3-2 miliardi). Tra il 7,2% e l’11,4% dei finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione “potrebbero danneggiare la biodiversità sostenendo la costruzione di infrastrutture, come dighe e bacini artificiali per il controllo delle inondazioni, o modifiche ai canali fluviali”, sostiene il WWF. Chiude la lista il settore ittico con sussidi ambientalmente dannosi per 59-138 milioni di euro.

“Non solo i governi spendono miliardi di euro provenienti dai contribuenti per danneggiare la natura, ma stanno anche minando gli sforzi dell’UE per proteggerla e ripristinarla, in linea con gli obiettivi dichiarati e gli impegni internazionali. Reindirizzare questi sussidi potrebbe facilmente colmare il gap finanziario necessario per raggiungere gli obiettivi di biodiversità dell’UE”, afferma Ester Asin del WWF.

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