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Gli obiettivi di salvaguardia della natura dovranno essere dentro le nuove leggi europee

Il Consiglio dei Ministri dell'Ambiente ha approvato le conclusioni della Strategia Ue sulla biodiversità per il 2030 e i target contenuti in materia di protezione. Allo stesso tempo invita la Commissione Ue a integrare gli obiettivi della politica Ue sulla biodiversità all’interno delle proposte legislative future per garantire un’attuazione coerente delle misure

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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Integrare gli obiettivi della politica Ue sulla biodiversità all’interno delle proposte legislative future; lo stesso andrebbe fatto in altri settori, come l’agricoltura, la pesca e la silvicoltura. Questo per garantire un’attuazione coerente delle misure europee. Questo l’invito del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente europei alla Commissione Ue che ha approvato le conclusioni della Strategia sulla biodiversità UE per il 2030 e i target contenuti in materia di protezione e ripristino della natura.

Il Consiglio accoglie favorevolmente l’obiettivo di creare una rete coerente di zone protette, ben gestite, e di proteggere almeno il 30% della superficie terrestre dell’Ue e il 30% della sua zona marina. Inoltre viene rilevato che ora gli Stati membri devono raggiungere questi impegni collettivamente e che tutti gli Stati membri devono partecipare in modo congiunto; la base per questa rete dovrebbe essere rete Natura 2000, con le necessarie integrazioni aggiuntive da parte degli Stati membri.

Uno dei punti principali su cui si sofferma il Consiglio è la necessità di una maggiore ambizione in materia di ripristino della natura, così come proposto nel nuovo piano dell’Ue; resta per questo in attesa che l’esecutivo Ue proponga obiettivi giuridicamente vincolanti, oltre alla previa valutazione d’impatto delle misure. Poi, viene messo in evidenza come il nuovo quadro europeo di governance della biodiversità debba rispettare il principio di sussidiarietà e tutte le proposte pertinenti dovrebbero essere elaborate e sviluppate in cooperazione con gli altri Stati.

Secondo la proposta del Consiglio l’Ue dovrebbe dare l’esempio per affrontare la crisi mondiale della biodiversità; soprattutto per elaborare un ambizioso nuovo quadro globale delle Nazioni Unite per la biodiversità in occasione della conferenza dell’Onu sulla biodiversità del 2021. Inoltre, secondo gli Stati membri una quota significativa del 30% del bilancio dell’Ue e delle spese del Next Generation EU destinate al clima dovrebbero essere investite nella biodiversità, e nelle adeguate soluzioni. Dal momento che – secondo quanto è emerso – gli Stati membri sono “profondamente preoccupati per il tasso globale di perdita di biodiversità”; riconoscono “la necessità di intensificare gli sforzi affrontando le cause dirette e indirette della perdita di biodiversità, tra cui lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, il modo in cui utilizziamo il suolo e il mare”.

Infine il Consiglio non può fare a meno di ricordare che la tutela, il mantenimento e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi contribuirà “a rafforzare la nostra resilienza” e a impedire nuove malattie.

Per il WWF la posizione concordata dai Ventisette costituisce importante segnale di speranza per le politiche ambientali europee, soprattutto in un momento in cui altre decisioni critiche sul tema si sono rivelate un buco nell’acqua. Il riferimento è ovviamente alla votazione dell’Europarlamento sulla Politica Agricola Comune, e all’incapacità del Consiglio UE di compiere passi avanti sulla legge sul clima.

“Questa è stata una settimana difficile per la natura dopo che il Parlamento e il Consiglio europei hanno deciso di sostenere un’inqualificabile posizione sulla PAC che inchioderà il nostro settore agricolo a seguire politiche ‘business as usual’ per altri 7 anni”dichiara Sabien Leemans, responsabile  delle Politiche sulla Biodiverità dell’European Policy Office del WWF. “La decisione di oggi degli Stati Membri è un raggio di speranza. Gli impegni assunti per proteggere rigorosamente almeno il 10% delle terre e dei mari della UE – incluse tutte le nostre foreste primarie e antiche ancora rimaste –  e i target legalmente vincolanti per riqualificare la natura europea che saranno proposti il prossimo anno, possono cambiare le regole del gioco per la tutela della natura se vengono rapidamente implementati”.