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Declassare lo status del lupo a specie solo “protetta”: arriva la proposta UE

La proposta della Commissione si basa su un’analisi dello stato di conservazione della specie in Europa. In cui si legge che le misure di prevenzione già adottate si stanno dimostrando efficaci nel limitare la conflittualità con gli allevatori. Declassandone lo status, il lupo potrebbe essere cacciato in tutta l’UE. Alcuni paesi, come la Spagna, lo permettono già oggi grazie a deroghe speciali. In ogni caso la decisione sarebbe in capo ai singoli paesi

Status del lupo: l’UE vuole declassarlo a specie solo “protetta”
Foto di Ronan Hello su Unsplash

300 ong: processo non trasparente, la coesistenza col lupo non è un problema

(Rinnovabili.it) – Abbassare lo status del lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta”. Permettendo ai paesi europei di scegliere se dare il via libera alle doppiette. Lo ha proposto oggi la Commissione europea sulla base di un’analisi sulla popolazione di Canis lupus del continente. E con l’occhio alle prossime elezioni UE di giugno 2024, in cui il peso elettorale dei grandi sindacati europei degli agricoltori e degli allevatori, su tutti il Copa-Cogeca, si farà sentire.

Cosa succede se viene abbassato lo status del lupo?

Oggi lo status del lupo è al massimo livello di tutela possibile. È riconosciuto come specie strettamente protetta ai sensi della Convenzione di Berna. Non è quindi possibile catturarlo, ucciderlo, commerciarlo. Una tutela che è rafforzata dalla direttiva UE Habitat.

Declassarne lo status implica soprattutto renderne possibile la caccia e l’uccisione in tutta l’UE. Già oggi, infatti, alcuni paesi (ad esempio Finlandia, Romania, Spagna, Slovacchia) prevedono delle deroghe e, di fatto, permettono l’abbattimento limitato del lupo in determinate circostanze. Se approvata, la svolta della Commissione non sarebbe comunque un liberi tutti: ogni stato membro UE dovrebbe stabilire regole chiare per le doppiette, tenendo come bussola la conservazione della specie, e non soltanto il conflitto tra lupo e attività di allevamento.

L’altro aspetto importante da considerare nel passaggio a specie semplicemente “protetta” è quello degli aiuti comunitari e nazionali ad agricoltori e allevatori. Oggi, ad esempio, sono disponibili finanziamenti per installare misure di protezione per il bestiame che facilitano la coesistenza tra grandi carnivori, come il lupo, e vacche, cavalli, pecore, capre. Sviluppando, al contempo, una cultura della coesistenza che superi stereotipi e paure molto diffusi. Inoltre, gli stati UE possono dare compensazioni al 100% per i danni subiti. Tutte queste misure e la possibilità di accedere a fondi e compensazioni resterebbe invariata con il declassamento dello status del lupo.

Il lupo come problema “locale”

Lo studio su cui si basa la proposta della Commissione fotografa la tendenza molto positiva nella popolazione europea del lupo. Nell’ultimo decennio c’è stato quasi un raddoppio del numero di animali nel continente, oggi stimati in poco più di 20.000 esemplari. Sparsi in tutti i Ventisette tranne le isole (Irlanda, Cipro e Malta). Branchi con coppie riproduttive sono censiti in 23 paesi sui 24 in cui è presente la specie. Solo la regione mediterranea della Croazia mostra un trend negativo nella popolazione locale di lupo.

Questo boom recente di lupi è un problema per la coesistenza con l’uomo e le attività umane? Lo studio risponde sì e no. La conflittualità esiste, ma solo a livello locale. Mentre a quello regionale, nazionale ed europeo l’impatto del lupo è minimo. “Su larga scala, l’impatto complessivo dei lupi sul bestiame nell’UE è molto ridotto, ma a livello locale la pressione sulle comunità rurali può essere elevata in alcune aree”, scrivono gli autori.

I numeri delle predazioni ai danni di capi di bestiame chiariscono bene questo punto. I capi uccisi dai lupi sono circa 65mila l’anno (73% pecore e capre, 19% bovini e 6% cavalli e asini). Sono molti o sono pochi? “Considerando che nell’UE ci sono circa 60 milioni di pecore, il livello di predazione delle pecore da parte dei lupi rappresenta un’uccisione annuale dello 0,065%, calcola lo studio. A livello europeo, dunque, l’impatto è davvero basso.

In alcune aree di specifici paesi, tuttavia, l’impatto diventa significativo. “I danni più elevati al bestiame si registrano in Spagna, Francia e Italia (14.000-10.000 capi all’anno in ciascun paese)”, si legge.

Permettere l’uccisione del lupo non è l’unica soluzione. Anzi, quelle usate finora si stanno dimostrando efficaci. Lo studio riporta il caso della Germania: “In generale, i danni al bestiame sono aumentati con la crescita della popolazione di lupi. Ma in alcuni dei Länder tedeschi con il maggior numero di lupi, negli ultimi anni la frequenza degli attacchi dei lupi al bestiame è diminuita significativamente, il che è stato associato all’uso di adeguate misure preventive”.

Non è un caso isolato. Il modo migliore per ridurre le perdite di bestiame dovute agli attacchi dei lupi, spiega ancora il rapporto, è “applicare misure efficaci e adattate per prevenire la predazione del lupo”. E la maggior parte dei metodi di prevenzione utilizzati in Europa ha dimostrato un grado di efficacia “elevato o moderato”. Resta invece ancora una sfida la protezione del bestiame allo stato brado. Così come sono in crescita i casi di lupi confidenti e di ibridazione lupo-cane. Entrambi rappresentano una minaccia alla conservazione della specie.

Società civile sulle barricate

L’orientamento della Commissione sullo status del lupo aveva fatto salire sulle barricate la società civile già nei mesi scorsi, quando era stata annunciata la revisione. Il cui processo, avevano denunciato già a settembre molte ong europee, stava avvenendo senza la necessaria trasparenza e, soprattutto, senza essere supportato da evidenze scientifiche solide.

Lunedì scorso 300 ong hanno ribadito la loro posizione in una lettera aperta all’esecutivo UE. “La discussione su questo tema è stata finora in gran parte dominata e guidata dai rappresentanti dell’industria agricola e degli interessi venatori, che desiderano posizionarsi come portavoce delle comunità rurali. Eppure la realtà è che esiste un alto grado di sostegno tra le comunità rurali a favore di una rigorosa protezione dei lupi nell’UE”, scrivevano.