La sesta estinzione di massa è provocata soprattutto dall’uomo
(Rinnovabili.it) – Quando Cristoforo Colombo ha raggiunto per la prima volta l’America, sul Pianeta c’erano da 150mila a 260mila specie animali in più. In appena 500 anni, l’estinzione è stato il destino di qualcosa come il 7,5-13% dei 2 milioni di specie conosciute. I ricercatori americani e francesi che hanno lavorato allo studio più dettagliato mai realizzato prima in questo ambito sono convinti di aver trovato la prova definitiva: stiamo davvero vivendo la sesta estinzione di massa.
“I tassi drasticamente aumentati di estinzioni di specie e il declino di molte popolazioni animali e vegetali sono ben documentati, eppure alcuni negano che questi fenomeni equivalgano a un’estinzione di massa”, introduce Robert Cowie, prima firma dello studio e professore presso l’università delle Hawaii di Manoa. “Questa negazione si basa su una visione distorta della crisi che si concentra su mammiferi e uccelli e ignora gli invertebrati, che naturalmente costituiscono la grande maggioranza della biodiversità”.
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Spugne, coralli, vermi, lumache, ragni e millepiedi: sono questi tipi di animali che hanno permesso agli scienziati di trovare la pistola fumante o quasi della sesta estinzione di massa. Integrare una stima delle specie di invertebrate estinte negli ultimi secoli è tanto importante quanto complesso. Infatti gli invertebrati sono il 97% delle specie animali del Pianeta, e qualsiasi stima che li ignori rischia di essere decisamente sfalsata. Fare i calcoli, però, non è semplice. Il team di ricerca, infatti, si è basato sull’estrapolazione a partire dai dati sull’estinzione di due specie: lumache e lumaconi.
La curva della sesta estinzione di massa non è uguale ovunque e per tutti. In genere le specie marine sono meno minacciate di quelle terrestri, e tra quest’ultime i vegetali se la passano meglio degli animali. I più a rischio sono gli esseri viventi che popolano le isole.
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Per quanto si moltiplichino gli studi su questo tema, le sue reali dimensioni e la velocità restano ancora un punto interrogativo. Nel gennaio dell’anno scorso, un pacchetto di 12 studi pubblicati da Pnas aveva cercato di fare il punto su cosa sta succedendo agli insetti. Il tasso di estinzione stimato si aggira tra l’1 e il 2% l’anno. Tra le cause accertate ci sono i cambiamenti climatici, l’inquinamento dovuto a insetticidi ed erbicidi, l’inquinamento luminoso, l’arrivo di specie invasive e i cambiamenti nell’agricoltura e nell’uso del suolo.