La scomparsa degli insetti avanza al ritmo del 2% l’anno
(Rinnovabili.it) – Uno degli aspetti più inquietanti della sesta estinzione di massa in cui siamo immersi è il ritmo a cui gli insetti si stanno estinguendo. Il declino delle loro popolazioni è più rapido di quello di altre classi di animali, dai mammiferi ai pesci agli uccelli. Una serie di studi fondamentali pubblicata da Pnas lo scorso gennaio parlava di un tasso di estinzione del 2% annuo: una catastrofe per la biodiversità. Visto il loro ruolo chiave nel funzionamento di molti ecosistemi, la scomparsa degli insetti è una minaccia globale che, fino ad ora, non abbiamo deciso come affrontare.
Un indizio (e qualche suggerimento) arriva da una ricerca pubblicata sul numero di giugno della rivista scientifica Biology Letters. Per quello che riguarda le specie acquatiche, la scomparsa degli insetti ha dei legami molto stretti con un’attività prettamente umana: costruire dighe.
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La domanda che ha mosso i ricercatori è: cosa sta succedendo ai tropici e nelle fasce subtropicali, dove si stima che viva l’85% degli insetti del Pianeta? D’altronde i migliori dati che abbiamo a disposizione ci raccontano un’apocalisse degli insetti strabica, in queste regioni: le specie terrestri sono in declino, ma quelle acquatiche crescono.
Purtroppo non è così. I dati raccontano una storia parziale perché il grosso dei campioni analizzati viene da Europa e Nord America (ben il 93%). I ricercatori quindi hanno messo insieme il più completo dataset sulle specie tropicali e subtropicali di insetti acquatici, che registra l’evoluzione delle loro popolazioni lungo un arco di 20 anni. La fotografia che emerge è molto diversa.
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“Quello che abbiamo scoperto è stato un calo pervasivo del numero di insetti in tutti i gruppi di insetti acquatici esaminati, inclusi moscerini, effimere e libellule”, raccontano gli autori della ricerca. E questo calo, le sue cause, sembrano intrecciarsi con i cambiamenti agli ecosistemi fluviali e lacustri che derivano dalla costruzione di dighe.
Il caso più emblematico è quello del Paranà, il grandioso fiume brasiliano che copre con la sua energia idroelettrica, generata da 130 dighe, gran parte del fabbisogno elettrico nazionale. “La più significativa è Itaipu, la seconda centrale idroelettrica al mondo”, spiegano gli scienziati, puntando il dito contro le conseguenze della sua costruzione: “Il suo serbatoio è così grande che ha sommerso una delle cascate più grandi della Terra, le cascate Guaíra, mentre si riempiva. La rimozione di tale barriera geografica naturale tra il Basso e l’Alto fiume Paraná ha portato a invasioni di massa di pesci: molti dei quali predatori di insetti”.
Non è l’unica ragione alla base della correlazione tra dighe e scomparsa degli insetti acquatici. “Allo stesso tempo, le dighe bloccano il flusso di sedimenti e sostanze nutritive, interrompendo la chimica dell’acqua e rendendola più trasparente. La maggior parte degli insetti acquatici sono scuri o screziati per mimetizzarsi nell’acqua torbida. La maggiore trasparenza dell’acqua ha indebolito la loro capacità di nascondersi, rendendoli ancora più vulnerabili all’essere mangiati dai pesci invasori”.