di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Next Generation EU destina il 37% delle risorse alla transizione ecologica. Quando il Green Deal afferma di voler fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero ha tutta l’intenzione di voler fare sul serio. E se la rinascita verde dell’Europa partisse proprio dai boschi e dalle foreste? Il rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU – Sostenibilità, sicurezza, bellezza” realizzato da Coldiretti, Fondazione Symbola e Bonifiche Ferraresi riporta dati di estremo interesse per capire perché la gestione forestale sostenibile possa contrastare la crisi climatica.
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L’Italia riserva spesso belle sorprese, come quella di detenere il secondo posto in Europa – dopo la Spagna e prima della Germania – per copertura forestale: 11,4 milioni di ettari, corrispondenti al 38% della sua superficie territoriale. Dal 1990 l’incremento della superficie boschiva è stato del 20% e più del 32% delle foreste italiane rientra in aree protette (la media europea è del 24%). Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, il principale organismo intergovernativo internazionale che valuta i cambiamenti climatici), la gestione forestale sostenibile è il più importante strumento di mitigazione climatica. Le foreste italiane sottraggono ogni anno dall’atmosfera circa 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica: con una migliore gestione del patrimonio forestale, l’immagazzinamento del carbonio potrebbe crescere del 30%.
Secondo la Strategia europea sulla biodiversità per il 2030 nei prossimi dieci anni in Europa dovranno essere piantati 3 miliardi di alberi; la quota spettante all’Italia dovrà superare i 200 milioni di alberi, obiettivo reso possibile grazie a un’attenta pianificazione e alla gestione sostenibile delle risorse forestali.
La connessione tra città, agricoltura e foreste
Impiantare nuovi boschi in aree periurbane consentirebbe la connessione ecologica con le foreste naturali e aumenterebbe la sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera: 387mila tonnellate per 100mila ettari di nuovi impianti. È documentato il fatto che l’inquinamento atmosferico causi oltre 60mila morti ogni anno, ed è altrettanto evidente il nesso tra Covid-19 e inquinamento. Un albero di medie dimensione piantato nelle aree urbane assorbe in media 10-20 kg di CO2 all’anno e contribuisce a ridurre la temperatura del suolo: l’impianto di alberi nelle città e di boschi nelle aree periurbane svolgerebbe quindi un ruolo importantissimo nel riequilibrio dell’inquinamento urbano. Va in questa direzione la proposta di Coldiretti e Federforeste spiegata da Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «Piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane per far nascere foreste urbane creando una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il patrimonio forestale presente nelle aree naturali»
L’Italia è al terzo posto nel mondo per saldo della bilancia commerciale nel legno arredo con 10 miliardi di dollari, ma importa più dell’80% del legname: la gestione sostenibile dei nostri boschi potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni per le imprese dell’arredo-legno e delle costruzioni. Inoltre, la gestione di questo patrimonio di boschi e foreste avrebbe ripercussioni positive anche sull’occupazione, generando circa 25.000 nuovi posti di lavoro stabile e 4mila per i primi quattro anni per le attività di manutenzione.
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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può avere nei boschi e nelle foreste uno dei suoi punti di forza a partire da un’alleanza tra pubblico, privato, comunità e cittadini. Ma le parole di Ermete Realacci, presidente di Symbola, ampliano ulteriormente la visione: «La biodiversità e la bellezza sono una parte essenziale di quell’economia a misura d’uomo che è il cuore del Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento di Assisi nel gennaio 2020». Obiettivi pienamente coincidenti con quelli di Next Generation EU.