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Recupero della biodiversità europea, ecco 17 specie di piante riabilitate

specie di piante riabilitate
Loncomelos visianicum (Tomm. ex Vis.) Speta© Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste.Picture by Andrea Moro CC BY-SA 4.0

Per prevenire le estinzioni è necessario lavorare sulla tutela della biodiversità

(Rinnovabili.it) – Dopo un minuzioso lavoro di ricerca condotto su 36 specie di piante endemiche europee classificate come estinte, uno studio dell’Università di Roma Tre ha scoperto che 17 di esse in realtà non lo erano. Tre di queste specie sono state riscoperte dopo aver effettuato ricerche in campo, di alcune sono stati ritrovati esemplari vivi conservati in orti botanici e banche del germoplasma europei, altre sono state riclassificate come specie diverse sulla base di nuovi dati.

Nell’articolo Seventeen “extinct” plant species back to conservation attention in Europe, pubblicato nella rivista internazionale “Nature Plants”, sono riportati i risultati dello studio dell’Università di Roma Tre.

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Allo studio, coordinato da Thomas Abeli e Giulia Albani Rocchetti del dipartimento di Scienze dell’Università di Roma Tre, ha preso parte un gruppo di ricerca internazionale composto da istituzioni di ricerca, università, musei e orti botanici: Zoltán Barina del WWF Ungheria, Ioannis Bazos della National and Kapodistrian University of Athens, David Draper del Museo Nacional de História Natural e da Ciência (Lisboa, Portugal) e della University of British Columbia (Vancouver, Canada), Patrick Grillas del Tour du Valat (Arles, France), José Maria Iriondo di Rey Juan Carlos University (Madrid, Spain), Emilio Laguna del Wildlife Service – CIEF (Valencia, Spain), Juan Carlos Moreno-Saiz dell’Autonomous University of Madrid e del Centre for Research on Biodiversity and Global Change (Madrid, Spain), Fabrizio Bartolucci dell’Università di Camerino (Italia). Il gruppo di ricerca ha ottenuto anche il contributo del network mondiale degli orti botanici Botanic Garden Conservation International.  

Ricercatori come investigatori

Il lavoro svolto dal gruppo di ricerca è stato degno di un esperto investigatore. Prima di tutto è stato necessario controllare le informazioni, che spesso si sono rivelate inesatte, riportate da una fonte all’altra senza aver prima effettuato le opportune verifiche. Il prof. Thomas Abeli riporta come esempio il ritrovamento dell’Armeria arcuata. Questa specie endemica portoghese era ritenuta estinta da decenni e forse conservata inconsapevolmente nell’Utrecht University Botanic Garden: al momento sono in corso delle analisi per confermare l’esattezza della scoperta.

Anche se è positivo avere ritrovato delle specie considerate estinte, rimane il fatto che 19 specie (nove delle quali italiane) sono perse per sempre. Come sottolineano gli studiosi, bisogna prevenire le estinzioni lavorando sulla prevenzione.

La ricerca dimostra che il continuo monitoraggio e la ricerca floristica possono portare alla riscoperta di specie ritenute estinte. Orti botanici e banche del germoplasma, su cui in Europa sono stati fatti investimenti importanti, permettono di evitare la perdita definitiva di biodiversità anche quando il contesto ambientale non è più favorevole. In questo tipo di indagini è importante la classificazione delle specie per studiarne la variabilità. La ricerca floristica, ad esempio, studia il materiale conservato negli erbari, la bibliografia botanica ed effettua ricerche in campo; vengono così elaborati gli “inventari floristici”, strumenti indispensabili per conoscere la distribuzione delle piante e la tutela della biodiversità vegetale.

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Quando una specie si estingue purtroppo non c’è niente da fare, riabilitarla consente invece di sviluppare programmi di conservazione ad hoc. Lo studio dell’Università di Roma Tre, che ha permesso un “recupero” di biodiversità attraverso la riabilitazione di 17 specie della flora europea, è un passo importante per raggiungere i target stabiliti dalla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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