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Il collasso “catastrofico” dei pesci migratori: dal 1970 calo dell’81%

Pesci migratori: in 50 anni calo “catastrofico” dell’81%
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In Europa si registra una contrazione delle popolazioni di pesci migratori del 75%

Inquinamento dell’acqua, prelievi e deviazioni dei corsi fluviali, dighe e altre barriere, attività minerarie. Sono queste le cause principali del declino “catastrofico” e “sconcertante” delle popolazioni di pesci migratori. In tutto il mondo, dal 1970 a oggi, il loro numero è crollato in media dell’81%, con punte del 91% in America Latina e nei Caraibi. Mentre in Europa il calo è appena più contenuto ma sempre su livelli allarmanti: -75%. Sono i dati presentati in uno studio pubblicato da World Fish Migration Foundation, ZSL, la IUCN, The Nature Conservancy, Wetlands International e il WWF a pochi giorni dalla Giornata mondiale dei pesci migratori (World Fish Migration Day), che cade il 25 maggio.

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I crolli nell’abbondanza di esemplari di pesci migratori sono testimoniati in tutto il mondo, anche se con differenze sostanziali tra le regioni. America del Nord, Asia e Oceania registrano flessioni tra il 28 e il 34%, le migliori. C’è poi una polarizzazione sempre maggiore tra l’andamento delle diverse specie di pesci migratori. La maggior parte (il 65%) subisce in modo pesante l’impatto delle attività dell’uomo, mentre 1 specie su 3 (il 31%) ha visto un aumento della popolazione. Le tendenze sono “molto positive o molto negative”, sottolinea il rapporto, che analizza 1.864 popolazioni di 284 specie di pesci migratori.

A livello di tipi di rischio, il degrado, l’alterazione e la perdita degli habitat sono una minaccia per circa metà delle specie studiate. Mentre lo sfruttamento eccessivo colpisce poco meno di un terzo del campione. Dal rapporto emergono anche degli elementi positivi. Le strategie di gestione – in particolare legate alle attività di pesca – si sono dimostrate efficaci nel ridurre il calo delle popolazioni. Riduzione dei volumi massimi di pescato, zone interdette alla pesca e altri tipi di restrizioni hanno quindi un’utilità concreta.

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“Il catastrofico declino delle popolazioni ittiche migratorie è un assordante campanello d’allarme per il mondo. Dobbiamo agire ora per salvare queste specie chiave e i loro fiumi”, sottolinea Herman Wanningen della World Fish Migration Foundation. “I pesci migratori sono fondamentali per le culture di molte popolazioni indigene, nutrono milioni di persone in tutto il mondo e sostengono una vasta rete di specie ed ecosistemi. Non possiamo continuare a lasciarli scivolare via silenziosamente”.

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