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Pascoli naturali sotto pressione: è degradato il 50% di questi ecosistemi chiave

Pascoli naturali: il 50% è in stato di degrado
crediti: Unccd

I pascoli naturali ospitano il 30% del carbonio stoccato dagli ecosistemi globali

Sfruttamento eccessivo, impatto della crisi climatica, perdita di biodiversità. Sono le tre cause principali dietro il crescente degrado dei pascoli naturali in tutto il mondo. Quasi metà di questi territori – che occupano il 54% delle terre emerse, 80 milioni di km2 – sono sotto forte pressione e stanno peggiorando il loro stato di salute. Il doppio di quanto stimato finora.

Questa tendenza mette a rischio circa 1/6 delle forniture di cibo mondiali, con un impatto potenzialmente spropositato sulla sicurezza alimentare. Oltre a danneggiare ecosistemi che rappresentano circa 1/3 di tutti i depositi di carbonio globali.

È il quadro che emerge dal rapporto Global Land Outlook: Rangeland and Pastoralists dell’Unccd, la Convenzione dell’ONU contro la desertificazione, rilasciato il 21 maggio. “Quando abbattiamo una foresta, quando vediamo un albero centenario cadere, ciò evoca giustamente una risposta emotiva in molti di noi. La conversione degli antichi pascoli, al contrario, avviene in “silenzio” e genera poca reazione pubblica”, afferma il segretario esecutivo dell’Unccd Ibrahim Thiaw.

Cosa alimenta il degrado dei pascoli naturali?

I pascoli naturali sono ecosistemi complessi che comprendono zone aride, praterie, savane. E si sono “coevoluti con le comunità umane”, sottolinea l’Unccd ricordando che sono circa 600 milioni le persone in tutto il mondo che derivano il proprio sostentamento direttamente da questo tipo di territori. Con punte del 60-80% della popolazione in aree come l’Africa occidentale e l’Asia centrale.

Secondo il nuovo rapporto dell’Unccd, curato da oltre 60 esperti da 40 paesi diversi, le stime tradizionali sul degrado dei pascoli naturali – che fissano la quota a circa il 25% – sono ormai superate. Questo dato “sottostima significativamente la reale perdita di salute e produttività dei pascoli”.

Sotto la lente finiscono la diminuzione della fertilità del suolo e dei nutrienti, l’erosione, la salinizzazione, l’alcalinizzazione e la compattazione del suolo che inibiscono la crescita delle piante. Tutti fattori che contribuiscono alla siccità, alle fluttuazioni delle precipitazioni (influenzando il ciclo dell’acqua) e alla perdita di biodiversità sia sopra che sotto terra.

“Lo squilibrio tra l’offerta e la domanda di terreni che forniscono foraggi per animali porta a pratiche di pascolo eccessivo, alle specie invasive e all’aumento del rischio di siccità e incendi – tutti fattori che accelerano le tendenze alla desertificazione e al degrado del territorio in tutto il mondo”, puntualizza Maryam Niamir-Fuller, co-organizzatrice del gruppo internazionale di supporto dell’Onu per l’anno dedicato ai pascoli naturali, che cadrà nel 2026.

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