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Una nuova epidemia minaccia le api solitarie

Una ricerca lancia l'allarme su una nuova epidemia che sta colpendo sempre più api in tutto il mondo. La causa è nota ma ancora non si conoscono gli impatti di questo patogeno sulle specie non domestiche

api native
Credits: Bob Peterson from North Palm Beach, Florida, Planet Earth! – Here Be Bees – Uploaded by Jacopo Werther, CC BY-SA 2.0, Link

Il Nosema sta scatenando una nuova epidemia fra le popolazioni di impollinatori

(Rinnovabili.it) – Non solo i pesticidi. A mettere in serio pericolo la vita dei preziosi impollinatori è arrivata una nuova epidemia. La causa di tutto sarebbe un microsporidio, chiamato Nosema, un parassita unicellulare fino a ieri rinvenuto solo nell’ape europea, la specie domestica allevata per la produzione di miele. Oggi, però, l’infezione rappresenta un rischio anche per le api solitari, che costituiscono la maggior parte delle circa 20.000 specie del genere Apis sul pianeta. 

A preoccupare è soprattutto la mancanza di dati relativi alle specie solitarie, come sottolinea una nuova una ricerca dell’Università del Colorado Boulder. “Occorre lavorare di più per comprendere le infezioni da Nosema nelle api solitarie e le potenziali conseguenze per gli ecosistemi naturali, se questi insetti dovessero subire un destino simile a quelli allevati”, ha affermato Arthur Grupe, uno degli autori. Il parassita fungino, secondo i ricercatori, potrebbe contribuire al collasso di intere colonie, soprattutto perché, essendo in continua evoluzione, presenta numerose strategie di adattamento e sopravvivenza.

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L’attenzione è focalizzata su ceppi diversi del fungo, principalmente Nosema apis e Nosema ceranae, che dai focolai iniziali (in alveari di Europa, Canada e Kenya) si stanno spostando in nuovi luoghi, aumentando in alcuni casi anche la durata della stagione epidemica.

Il parassita attacca e si riproduce a livello dell’intestino dell’insetto e, attraverso il tratto digestivo, le sue spore raggiungono i fiori dove l’ape ammalata si posa. Un passaggio che facilita lo spillover patogeno.

Infatti, quando le api domestiche infette depositano il fungo su polline o petali, quelle solitarie possono entrarvi in contatto e il parassita fare il salto di specie. E dal momento che quest’ultime non hanno mai incontrato prima questo patogeno, potrebbero essere molto più sensibili ai suoi effetti negativi. Inoltre, vista l’alta capacità trasformativa di questo fungo, in futuro potrebbe porsi il problema opposto: se una nuova tipologia di Nosema si sviluppasse tra le api solitarie, quella varietà potrebbe far ammalare le api comuni.

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Nonostante esistano alcuni trattamenti per debellare questa nuova epidemia, la maggior parte della ricerca sul campo non guarda in modo sistemico al modo in cui il parassita possa influenzare le api ad un livello macro-strutturale. Per gli autori della ricerca, quindi, è fondamentale comprendere meglio come i diversi ceppi di Nosema si trasformino e come colpiscano in particolare le già fragili api solitarie.

Sappiamo poco della loro biologia“, ha sottolineato Alisha Quandt, coautrice dello studio, “e questo è uno dei motivi per cui pensiamo sia molto importante per le persone iniziare un lavoro di sorveglianza che permetta di campionare più api solitarie possibili”. Senza lo studio e la comprensione delle modalità con cui i diversi Nosema colpiscono le diverse specie di impollinatori, le conseguenze ecologiche di questa nuova epidemia potrebbero passare inosservate.