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L’UE approva la contestatissima Legge sul Ripristino della Natura

Legge Ripristino Natura: sì finale alla Nature Restoration Law
Foto di jean wimmerlin su Unsplash

Trovato l’accordo tra Parlamento e Consiglio

(Rinnovabili.it) – Ripristinare almeno il 20% degli habitat terrestri e marini degradati in Europa entro il 2030. Per poi salire al 60% entro il 2040 e al 90% entro metà secolo. Ma a questi obiettivi vincolanti si affiancano eccezioni. Soprattutto in favore dell’agribusiness. Gli agricoltori non solo non saranno obbligati a riservare una quota del 10% delle loro terre a siepi, aree incolte e altri elementi simili che supportano la biodiversità. Potranno anche “congelare” gli obiettivi ambientali nel caso in cui la sicurezza alimentare sia minacciata. Sono i punti principali dell’accordo raggiunto la scorsa settimana da Consiglio e Parlamento europeo sulla contestatissima Legge per il Ripristino della Natura.

Cosa prevede la Legge sul Ripristino della Natura

Tassello fondamentale del Green Deal e della strategia UE sulla biodiversità, la Legge per il Ripristino della Natura è stata per tutto l’anno al centro di un braccio di ferro politico a Bruxelles. Troppa ambizione e troppe restrizioni nel testo, secondo buona parte del Partito Popolare Europeo e molti stati membri. Così la Nature Restoration Law è stata diluita e indebolita molto prima di superare – per pochi voti – l’esame del Parlamento europeo. E i negoziati finali con il Consiglio, in sede di trilogo, non hanno portato miglioramenti sostanziali.

Il nuovo provvedimento impone agli stati di adottare, attraverso una procedura trasparente e inclusiva, un piano dettagliato in cui stabilire le misure concrete con cui intendono raggiungere gli obiettivi fissati dalla Legge sul Ripristino della Natura. Dando priorità, in questo decennio, ai siti Natura 2000. Secondo le stime più recenti, circa l’80% degli ecosistemi europei sono in stato di degrado. Tra gli altri, vengono fissati obiettivi anche per la riforestazione e per l’eliminazione delle barriere fluviali.

Vittoria per l’agribusiness

Sul fronte degli ecosistemi agricoli la legge stabilisce gli obblighi più deboli. Entro il 2030 e ogni 6 anni, gli stati devono dimostrare di aver ottenuto semplicemente un trend positivo – senza target specifici – in appena due ambiti sui tre individuati come cruciali: tutela delle farfalle, la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità, e lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate. Mentre gli stati hanno l’obbligo di raggiungere degli obiettivi vincolanti sul ripristino delle torbiere, per gli agricoltori agire in questa direzione resta solo volontario.

C’è poi un cosiddetto “freno d’emergenza”: “i negoziatori hanno inoltre concordato un freno di emergenza, come richiesto dal Parlamento, in modo che gli obiettivi per gli ecosistemi agricoli possano essere sospesi in circostanze eccezionali se creano gravi conseguenze a livello dell’UE sulla disponibilità di terreni necessari per garantire una produzione agricola sufficiente per il consumo alimentare dell’UE”, specifica una nota del Parlamento UE.

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