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La fatica degli insetti impollinatori, in 30 anni perso 70% della biomassa

insetti impollinatori
Image by Myriams-Fotos from Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Senza polline la natura si spegne. E senza insetti impollinatori (per esempio farfalle e api selvatiche) che stanno progressivamente scomparendo, la non rimane soltanto teoria. Un allarme lanciato dal Wwf secondo cui “negli ultimi 30 anni abbiamo perso in Europa oltre il 70% della biomassa di insetti volatori, appartenenti non solo alle specie più rare ma anche alle specie più comuni, da cui dipende il fondamentale servizio ecosistemico dell’impollinazione. E il 40% di api selvatiche, farfalle, sirfidi e coleotteri, rischiano l’estinzione a livello globale”.

Le principali minacce agli insetti impollinatori – spiega l’associazione – sono dovute alle attività umane che modificano e inquinano “il loro habitat, in particolare per l’uso sconsiderato di pesticidi, il consumo di suolo, l’impoverimento dei paesaggi agricoli, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la diffusione di parassiti e malattie veicolate dall’introduzione di nuove specie aliene invasive”. Si tratta di un danno enorme dal momento che “due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall’impollinazione”; l’impatto non riguarda soltanto l’erosione del valore eco-sistemico nei sistemi alimentari, ma anche la nostra salute.

L’uso dei pesticidi nell’agricoltura intensiva immette sostanze tossiche, persistenti e bio-accumulabili: secondo l’Oms “ogni anno 26 milioni di persone vengono avvelenate da pesticidi”. Poi, viene ricordato che un pilastro cruciale della nuova Strategia europea 2030 per la biodiversità si concentra proprio sul ripristino della natura in porzioni significative attraverso la destinazione del 25% dei terreni agricoli in Europa a colture biologiche e del 10% dei terreni agricoli per la conservazione della biodiversità.

Il Wwf lancia la sfida – con la campagna ReNature – per rigenerare questo pilastro della biodiversità mettendo in campo azioni diffuse sia in Oasi Wwf per habitat e impollinatori, sia in ambito agricolo grazie ad importanti collaborazioni con aziende agroalimentari per realizzare percorsi a favore della tutela della biodiversità negli agro-ecosistemi.

La mappa delle Oasi conta 15 posti ideali per rigenerare gli insetti impollinatori in tutta Italia, con nettare e rifugi fatti apposta per loro: come i 27 ‘Bee-Hotel’ nella riserva naturale Ripa Bianca di Jesi, nelle Marche, dove si trovano arnie didattiche e 100mila metri quadri di terreno seminati con fiori che producono nettare in abbondanza, e che rappresentano un modello virtuoso di utilizzo delle risorse della Politica agricola comune (Pac) dell’Unione europea per la tutela degli impollinatori. Ma anche nel cuore di Napoli, all’Oasi degli Astroni, con 100 metri quadrati di nuovi prati fioriti e 3 ‘Bee-Hotel’. Tra le altre Oasi ci sono il Lago di Alviano in Umbria, Pian Sant’Angelo nel Lazio, nell’oasi di Vanzago, vicino Milano.

In campo agricolo si stanno anche sviluppando percorsi per tutelare la biodiversità negli agro-ecosistemi; l’obiettivo è di contribuire al mantenimento di una rete ecologica e tutelare singole specie, anche attraverso la realizzazione di piccole infrastrutture verdi. E in particolare, il progetto ‘La Carta del Mulino’ nato dalla collaborazione del Wwf con Mulino Bianco che punta a rendere la filiera della coltivazione del grano tenero più sostenibile, restituendo spazio alla natura nelle aziende agricole, favorendo la naturale fertilità del suolo e riducendo l’uso dei prodotti chimici.

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