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In Sud Africa diminuisce il bracconaggio di rinoceronti

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Foto di BMT2016 da Pixabay

Da cinque anni in Sud Africa diminuiscono gli episodi di bracconaggio dei rinoceronti, ma nel 2019 sono state registrate 2.014 attività di caccia di frodo solo nel parco nazionale Kruger

(Rinnovabili.it) –  Il numero di rinoceronti uccisi dai bracconieri in Sud Africa è in calo per il quinto anno consecutivo: nel 2018 erano 769, nel 2019 sono stati invece 594. Dopo il terribile 2015, anno in cui la caccia di frodo ha registrato più di 1300 esemplari uccisi, di cui 1175 solo in Sud Africa, il Governo sudafricano ha rilasciato un comunicato stampa dove indica che il calo degli episodi di bracconaggio è correlato a misure di controllo stringenti, a procedure migliori per la condivisione delle informazioni tra le forze di polizia e a una maggiore cooperazione tra gli enti regionali e nazionali. 

Anche gli attori del settore privato e le ONG, sempre secondo il Governo, giocano un ruolo fondamentale nel contrasto al bracconaggio. Peter Knights, amministratore delegato dell’ONG WildAid, ha detto che “la buona notizia sta nel minor numero di episodi di bracconaggio rilevati e nel fatto che, in Asia, il prezzo delle corna sia diminuito di due terzi”. In ogni caso il calo nel numero di rinoceronti uccisi dai bracconieri “può essere in parte dovuto alla scomparsa dei rinoceronti più facili da cacciare e al fatto che ve ne siano meno a disposizione”. Gli sforzi del Sud Africa sono apprezzabili, “ma i tribunali devono perseguire i trafficanti in modo più vigoroso perché la corruzione nel parco di Kruger rappresenta ancora un problema. Per mettere al sicuro i rinoceronti, è necessaria una maggiore attività giudiziaria nei confronti dei contrabbandieri del vicino Mozambico nonché degli acquirenti di Cina e Vietnam”. Infatti le corna di rinoceronte sono molto apprezzate da chi pratica la medicina tradizionale, soprattutto nei paesi del sud est asiatico. 

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Come sottolinea Knights gli sforzi messi in atto per ridurre la domanda di corna di rinoceronte in Cina e Vietnam in particolare, due dei maggiori mercati illegali, hanno reso più consapevoli i consumatori in particolare per quanto concerne le false proprietà curative delle corna stesse. La conseguenza diretta è stata quel calo significativo dei prezzi di cui parla l’amministratore delegato di WildAid: da 65.000 $/Kg a circa 22.000 $/Kg. Nel 2019 – va ricordato – sono stati registrati 2.014 episodi legati all’attività di bracconaggio solo nel parco nazionale Kruger che hanno avuto come conseguenza la morte di 327 rinoceronti e l’arresto di 178 presunti bracconieri. Anche Jo Shaw, dirigente responsabile del programma per la difesa della fauna selvatica di WWF-Sud Africa, ha dichiarato che questa diminuzione è legata a doppio filo alla cooperazione con i paesi dove sono presenti gli acquirenti delle corna come Cina, Giappone, Malesia, Vietnam e Singapore.

Il Governo sudafricano vuole mettere in campo una strategia integrata dedicata alla lotta del traffico illegale di tutta la fauna selvatica. Sarà la prima metà del 2020 a vedere questa strategia sotto esame da parte del Consiglio dei ministri del paese. Barbara Creecy, ministro sudafricano dell’Ambiente, delle foreste e della pesca, ha affermato che “il traffico di animali selvatici costituisce una forma estremamente sofisticata e grave di crimine organizzato transnazionale” quindi l’obiettivo del governo dovrebbe essere quello di “definire un quadro strategico integrato […] al fine di concentrare e orientare la capacità di svolgere attività di contrasto con il sostegno di tutto il governo e di tutta la società”. Fondamentali in questo senso sono le guardie forestali che pattugliano le aree protette e “rischiano ogni giorno la vita nella lotta contro la caccia di frodo dei rinoceronti, entrando spesso in contatto diretto con bracconieri spietati”. Come osservato dalla Creecy, sottolinea Shaw, “le sole attività di contrasto non possono far fronte ai complessi fattori trainanti di carattere economico e sociale alla base delle minacce a lungo termine a cui devono far fronte i rinoceronti”. Ciò che è necessario è un approccio “che prenda in considerazione gli atteggiamenti, le opportunità e la sicurezza delle persone che vivono nei pressi delle aree protette”, senza dimenticare la “corruzione, inevitabilmente associata alla criminalità organizzata”.

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