Le agenzie Onu e la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) mettono al centro del World Biodiversity Day il piano operativo per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2022 alla Cop15, tra cui proteggere almeno il 30% delle terre e delle acque entro fine decennio. E chiedono a tutti di essere “parte del piano”
La Giornata mondiale della Biodiversità guarda alla Cop16, al via a ottobre a Cali, in Colombia
La Cop15 sulla biodiversità di Kunming nel 2022 ha fissato i nuovi obiettivi globali sulla tutela della diversità biologica al 2030. Ma per tagliare questi traguardi serve uno sforzo corale. Governi, popolazioni indigene e comunità locali, organizzazioni non governative, legislatori a vari livelli, imprese e singoli individui. Tutti possono e devono essere “parte del piano”, contribuendo in modi diversi a invertire la tendenza in corso di grave perdita di biodiversità. È questo “Be part of the plan” il tema e il messaggio al centro della Giornata mondiale della biodiversità 2024 (World Biodiversity Day 2024), che si celebra ogni anno il 22 maggio.
Perché si celebra la Giornata mondiale della biodiversità 2024?
La tutela della diversità biologica è un tema molto “emotivo”, ma anche altrettanto trascurato. Al di fuori delle cerchie scientifiche, l’accento cade quasi sempre solo sulla conservazione della fauna e della flora – soprattutto quelle specie più familiari, iconiche o simboliche. Dal panda all’orso polare passando per il rinoceronte e il gorilla di montagna. Tutelare la biodiversità non è (solo) questo.
La diversità biologica è uno dei pilastri su cui si regge il funzionamento e la prosperità delle nostre società. Scardinarlo, a poco a poco, ci spinge verso territori inesplorati: esattamente come accade con l’aumento globale delle temperature. Gli ecosistemi sono meccanismi complessi e ci è difficile prevedere esattamente come possono cambiare con l’estinzione di alcune specie o anche solo il calo di alcune popolazioni.
Quest’anno la Giornata mondiale della biodiversità 2024 prova a tenere viva l’attenzione della politica e della società su questo tema, che ha conosciuto una breve stagione di maggior esposizione mediatica e di attenzione da parte dei governi proprio durante la Cop15. L’anno scorso l’organismo che organizza il World Biodiversity Day, la CBD (la Convenzione per la diversità biologica) ha presentato un piano per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Cop15. Ed evitare che finisca come nel caso dei target precedenti, con orizzonte 2020: li abbiamo falliti tutti.
Tutelare la diversità biologica è cruciale quanto combattere la crisi climatica
Quello che sappiamo è che la biodiversità è qualcosa che dovremmo avere a cuore almeno tanto quanto la crisi climatica – con cui inevitabilmente si intreccia. Pensiamo anche soltanto in ottica antropocentrica: i pesci forniscono il 20% delle proteine animali a circa 3 miliardi di persone, oltre l’80% della dieta umana è fornita dalle piante, circa l’80% delle persone che vivono nelle zone rurali dei paesi in via di sviluppo fanno affidamento sui farmaci tradizionali a base vegetale per l’assistenza sanitaria di base.
E sappiamo anche che siamo testimoni – e in gran parte responsabili – di un evento di estinzione di massa. Secondo l’IPBES, l’organismo scientifico internazionale che monitora la biodiversità, nel 2100 saranno a rischio estinzione 1 specie su 8 in tutto il mondo. E oggi ci sono mezzo milione di “dead species walking”, specie che esistono ancora ma che sono condannate a sparire in pochi decenni a causa del degrado o della distruzione dei loro habitat.
L’anno scorso uno studio ha riesaminato sistematicamente il numero di specie a rischio – basandosi sui dati per le specie europee e estrapolando quelli su scala globale, metodologia efficace per aggirare le lacune nei dati – concludendo che è il doppio di quanto stimato nel 2019 dallo stesso IPBES: 2 milioni.
Un punto fondamentale di questo studio era l’inclusione delle stime per gli insetti, solitamente tralasciati. È importante perché proprio i trend per gli insetti indicano che la perdita di biodiversità in corso è a livelli catastrofici. Nel 2021, una serie di 12 studi pubblicati in contemporanea su PNAS gettava luce su questo ambito concludendo che siamo di fronte a una “apocalisse”: ogni anno muore l’1-2% degli individui. “Il grave calo degli insetti può potenzialmente avere conseguenze ecologiche ed economiche globali”, avvertivano gli autori.
Ci sono poi gli aspetti più legati alla salute, a cui ormai dovremmo essere sensibili dopo aver vissuto la pandemia di Covid-19. “La perdita di biodiversità minaccia tutti, compresa la nostra salute”, sottolineano gli organizzatori della Giornata mondiale della biodiversità 2024. “È stato dimostrato che la perdita di biodiversità potrebbe espandere le zoonosi – malattie trasmesse dagli animali all’uomo – mentre, d’altro canto, se manteniamo intatta la biodiversità, offre ottimi strumenti per combattere pandemie come quelle causate dai coronavirus”.