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Le foreste di mangrovie sono fondamentali per la protezione degli ecosistemi marini

foreste di mangrovie
Credits: vilainecrevette © 123rf.com

Il tasso di distruzione delle foreste di mangrovie è più alto di quello delle foreste terrestri

(Rinnovabili.it) – La giornata internazionale delle foreste (21 marzo) aveva quest’anno come tema il “patrimonio biologico“. Un’associazione immediata dal momento che queste zone ospitano l’80% della biodiversità terrestre. E una parte fondamentale delle foreste mondiali è anche essenziale per la biodiversità marina. Parliamo delle mangrovie, formazioni vegetali  formazione vegetale costituite da piante che si sviluppa sulle basse coste tropicali.

Le foreste di mangrovie immagazzinano più carbonio rispetto alla maggior parte degli altri alberi, il che li rende risorse preziose nella lotta contro il riscaldamento globale. Ma, nel contempo, forniscono anche aree protette per la riproduzione della fauna marina, barriere naturali ed efficaci sistemi di filtrazione dell’acqua salata, preservando di conseguenza il terreno agricolo. Nonostante i benefici e un valore stimato dai 33 ai 57.000 dollari per ettaro, degrado e deforestazione a carico di questi preziosi sistemi vegetali crescono a un ritmo allarmante.  Tra il 1980 e il 2000 circa il 35% delle foreste di mangrovie sono andate perse, a un tasso circa 4 volte maggiore rispetto alla perdita globale di foreste terrestri

Gabriel Grimsditch, esperto di ecosistemi costieri e marini del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ha spiegato che “le foreste di mangrovie sono ecosistemi altamente produttivi e la loro conservazione dovrebbe essere una priorità, ma anche laddove le mangrovie sono scomparse è possibile il ripristino”.

Nel 2019 le Nazioni Unite hanno lanciato un appello globale per mobilitare il sostegno politico e finanziario necessario per ripristinare gli ecosistemi deforestati e degradati del mondo, il cui programma si svolgerà dal 2021 al 2030. Attraverso il progetto Global Environment Facility Blue Forests, le Nazioni Unite stanno realizzando la prima valutazione su scala globale riguardante le modalità in cui il sequestro del carbonio e gli altri servizi degli ecosistemi costieri possano essere sfruttati per ottenere una migliore gestione ambientale e la creazione di comunità umane sostenibili. Riguardo il progetto scrivono: “un invito globale all’azione che riunirà l’appoggio politico, la ricerca scientifica e il mercato finanziario per implementare in modo massiccio il restauro” degli ecosistemi. 

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L’UNEP e i suoi partner, nell’ambito di Blue Forests, sono stati recentemente coinvolti in progetti di successo dedicati alle foreste di mangrovie in Kenya e Madagascar. Questi progetti collegano le mangrovie al mercato globale del carbonio: proteggendole dalla deforestazione, le comunità locali sono in grado di salvaguardare la grande quantità di carbonio immagazzinato nella vegetazione e nei sedimenti della mangrovia – il cosiddetto “carbonio blu” – che viene rilasciato come CO2 quando vengono distrutte.

Tali emissioni evitate hanno un valore sul mercato volontario del carbonio, validato da parte del Plan Vivo Standard, che consente al progetto di vendere crediti di “carbonio blu”. I fondi così raccolti sostengono direttamente la conservazione delle foreste di mangrovie, nonché delle comunità locali, ad esempio attraverso progetti di ecoturismo.

Isabelle Vanderbeck, esperta di ecosistemi marini dell’UNEP, ha spiegato che “il restauro non è una vittoria veloce. Sono necessarie considerevoli risorse finanziarie e un sostegno costante e duraturo da parte delle comunità locali per progetti di ripristino di successo”. Una risoluzione adottata dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente il 15 marzo 2019 “incoraggia gli Stati membri a migliorare ricerca, istruzione e consapevolezza del pubblico” su questi temi così da poter “sviluppare capacità per gestione e ripristino sostenibili delle mangrovie e degli ecosistemi correlati”, nonché, “a tal fine, a considerare i modi in cui mobilitare le risorse necessarie per i paesi in via di sviluppo”. 

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