Rinnovabili • Foreste di alghe

Foreste di alghe: in Sud America, incontaminate da 50 anni

Le foreste di alghe vicino alla Terra del Fuoco, rimaste incontaminate dagli anni Settanta, possono essere una risorsa per apprendere fondamentali lezioni di conservazione degli ecosistemi.

Al largo della Terra del Fuoco, le foreste di alghe sono rimaste invariate dai primi anni ’70 

(Rinnovabili.it) – Al largo delle coste del Sud America, vicino alla Terra del Fuoco, esiste un ecosistema rimasto invariato dal 1973. Si tratta delle foreste sottomarine di grandi alghe brune, le Macrocystis pyrifera, conosciute anche come kelp gigante. A scoprire il prezioso habitat è stato un gruppo di ricercatori della National Geographic Society, tornato in loco per la prima volta dopo 50 anni e trovando lo stesso numero di alghe, ricci di mare e stelle marine delle prime esplorazioni.

Come sottolineato dall’oceanografo Alan Friedlander, “le foreste di alghe dell’estremo meridione del Sud America sono tra le più incontaminate della Terra”. Lo studio, pubblicato su PLOS One, mette in luce come questa “remota regione sia incredibilmente preziosa in un’epoca di cambiamenti climatici”, in quanto consentirebbe “di comprendere meglio come funzionano questi ecosistemi in assenza di impatti umani diretti”. 

Leggi anche: “Dopo i coralli, il riscaldamento degli oceani devasta le foreste di alghe”

La foreste di alghe sono minacciate da attività antropiche e cambiamenti climatici, nonché da un riccio di mare infestante particolarmente dannoso per questi ecosistemi: la sua attività di pascolo può generare aree prive di vegetazione, vicine alla morte, note col nome di “barren”. Tra gli ecosistemi più diversificati e vivi del pianeta, queste foreste di alghe si estendono lungo le coste rocciose poco profonde e svolgono un ruolo significativo nell’intero ecosistema, fornendo cibo e riparo a numerose specie marine.

Per i ricercatori, la sfida attuale è assicurarsi che le foreste di alghe al largo delle coste del Sud America rimangano incontaminate per i prossimi 50 anni. Attualmente la loro posizione remota, la mancanza di attività umana nell’area e i mari agitati circostanti le hanno protette, ma non si sa cosa potrebbe accadere in futuro. Per tutelare questi preziosi ecosistemi sottomarini gli scienziati devono comprendere come si stanno evolvendo, studiando sia quelli che si sono modificati nel tempo, sia quelli che sono rimasti invariati.

Leggi anche: “Accelerazione blu”: aumentano le attività di sfruttamento degli oceani”

Il lavoro svolto dai ricercatori della National Geographic Society colma alcune lacune nelle conoscenze relative alla protezione delle foreste di alghe: “questa regione è uno degli ultimi ripari al mondo per le foreste sottomarine, supporta grandi popolazioni di uccelli e mammiferi e ha un alto valore per la sua biodiversità a causa dell’elevato endemismo e della composizione unica della comunità”, spiegano i ricercatori. Un problema da superare, però, è proprio la generale mancanza di informazioni “sui cambiamenti nelle foreste di alghe nel lungo periodo”, che rende “difficile una valutazione globale”.

La recente creazione dello Yaganes Marine Park è un passo importante nella protezione di questa area, unica e biologicamente ricca, “tuttavia, le acque costiere della regione non sono attualmente incluse nei suoi confini”. Rimane, comunque, una necessità urgente quella di “tutelare questo luogo per la sua biodiversità e per i servizi ecosistemici che fornisce”.