Rinnovabili

Finanziato un programma di ricerca per salvaguardare la salute degli oceani e dei coralli

barriera corallina
Image by Agnieszka from Pixabay

Oceani e coralli, ecosistemi da proteggere

Sei gruppi di ricerca dell’Università di Stanford (Stati Uniti) lavoreranno insieme per proteggere gli oceani.

Grazie al grande programma di finanziamenti Big Ideas for Oceans gli studiosi potranno contare su un solido supporto finanziario per portare avanti le loro ricerche.

Finanziare ricerche innovative e libere da vincoli

L’obiettivo di Big Ideas for Oceans è dare agli studiosi la possibilità di portare avanti ricerche innovative e senza vincoli: quelle ricerche che hanno il potenziale per generare intuizioni rivoluzionarie e che hanno la chiave del loro successo nella collaborazione interdisciplinare tra atenei.

I finanziamenti, destinati a progetti di ricerca interdisciplinari, vanno da 10mila a 150mila dollari per un periodo massimo di due anni. Il programma Environmental Venture Projects del Woods Institute for the Environment si occupa della gestione amministrativa.

Anche la seconda edizione del programma Big Ideas for Oceans – nella consapevolezza delle urgenti sfide globali come perdita di biodiversità, inquinamento e cambiamento climatico – dà priorità ai progetti per individuare strategie efficaci di adattamento e di mitigazione.

Tra i progetti selezionati per il 2024, ne segnaliamo uno per mantenere la salute degli oceani e dei coralli.

Come preservare la salute dei coralli?

Il 2024 sembra ormai destinato a battere i record di temperatura degli anni precedenti, compresa quella del mare. In queste condizioni climatiche i coralli potrebbero subire un nuovo sbiancamento globale.

La salute dei coralli e delle barriere coralline è strettamente legata a quella degli oceani. Questi assorbono oltre un quarto di tutte le emissioni di anidride carbonica causate dalla combustione di combustibili fossili. Di conseguenza, l’acqua di mare diventa più acida e minaccia la sopravvivenza di organismi calcificanti come coralli e ostriche.

I coralli secernono una specie di muco che ospita migliaia di microbi e svolge un ruolo fondamentale nel sistema immunitario del corallo proteggendolo dalle infezioni.

I ricercatori hanno già identificato coralli resistenti al calore e altri più vulnerabili; ora vogliono scoprire come la chimica del muco incide sullo sbiancamento dei coralli dovuto all’aumento della temperatura dell’acqua.

Le barriere coralline sono un importante ecosistema degli oceani

Tuttavia, non basta constatare che i coralli sopravvivano allo sbiancamento: gli studiosi ritengono che il persistere di condizioni sfavorevoli può danneggiarli in modo irreversibile.

I coralli sono costituiti da migliaia di piccoli animali (i polipi) che in genere vivono in acque calde e poco profonde, e hanno un esoscheletro di carbonato di calcio.

Le barriere coralline sono formate da una moltitudine di specie di corallo che insieme costituiscono un ecosistema che ospita pesci, granchi, stelle marine, molluschi, alghe.

Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando i polipi dei coralli espellono le alghe: un processo che alla fine provoca la morte dei polipi.

A cosa servono le barriere coralline?

Le barriere coralline hanno un importante ruolo ecologico.

Ad esempio, in acque dove scarseggia il fitoplancton (la base della catena alimentare marina) rappresentano delle oasi di vita in mezzo al deserto oceanico.

500 milioni di persone in tutto il mondo traggono il loro sostentamento dalla pesca nei pressi delle barriere coralline, 1 Kmq di barriera corallina può fornire da 10 a 15 tonnellate di pesce all’anno.

Coprono lo 0,2% della superficie degli oceani, ma ospitano il 30% della biodiversità marina e costituiscono una barriera naturale ideale contro i cicloni, le tempeste e l’erosione, perché assorbono la potenza delle onde. Infatti, proteggono le coste meglio di qualunque struttura creata dall’uomo.

Tra gli studi in corso con il finanziamento di Big Ideas for Oceans vogliamo segnalare quello sulle microplastiche, che non rimangono sulla superficie del mare.

I ricercatori vogliono capire i processi che contribuiscono a trasportare le microplastiche dalla superficie alla profondità dove si accumulano.

I risultati dei loro studi potrebbero essere un passo avanti nella lotta all’inquinamento da microplastiche.

Exit mobile version