Rinnovabili • Fauna selvatica: l’Italia riveda la sua strategia per la biodiversità Rinnovabili • Fauna selvatica: l’Italia riveda la sua strategia per la biodiversità

Tutela fauna selvatica, il modello “parco” funziona

Nel rapporto “Natura Selvatica a rischio in Italia”, Legambiente passa in rassegna lo stato delle specie selvatiche a rischio in Italia attraverso 7 storie esemplari, dall’aquila reale alla scarpetta di Venere

Fauna selvatica: l’Italia riveda la sua strategia per la biodiversità
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Domani è la Giornata mondiale della fauna selvatica 2022

(Rinnovabili.it) – Lo stambecco e le 20 coppie nidificanti di aquila reale. L’orso marsicano, con i suoi 55 esemplari. E poi lupo, camoscio appenninico, gatto selvatico. E la scarpetta di Venere, unica pianta della lista: un’orchidea diffusa su Alpi e in misura molto minore in Appennino. Sono le 7 specie “sorvegliate speciali” al centro del rapporto di Legambiente sullo stato della fauna selvatica in Italia.

Il report esce alla vigilia della Giornata mondiale della fauna selvatica 2022 (World Wildlife Day 2022), che quest’anno è dedicata al tema del recupero di specie chiave per il ripristino dell’ecosistema. Ed è proprio in quest’ottica che l’associazione ambientalista accende i riflettori su queste 7 specie a rischio: la loro conservazione è legata a doppio filo all’aumento della tutela ambientale, soprattutto attraverso l’istituzione dei parchi nazionali.

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Lo stambecco che si è guadagnato un posto nel simbolo stesso del parco nazionale del Gran Paradiso deve proprio al parco la sua sopravvivenza (fin da quando il territorio fu dichiarato riserva reale di caccia nel 1856). L’aquila reale nidifica soprattutto qui, ma 3 coppie hanno scelto il parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), di cui è invece simbolo l’orso bruno marsicano. La Scarpetta di Venere è al centro di un grande sforzo di conservazione che ha come capofila proprio alcuni dei principali parchi italiani.

Per tutelare queste specie, così come l’intera fauna selvatica italiana, “è fondamentale incrementare entro il 2030 le aree protette e le zone di tutela integrale e prevedere una strategia e azioni di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico per la biodiversità a rischio”, sostiene Legambiente.

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Negli ultimi anni si registrano in Italia “risultati positivi”, ma vanno consolidati e potenziati con “l’aggiornamento della Strategia Nazionale per la Biodiversità che deve scaturire da un percorso di partecipazione di tutti i portatori di interesse e dalla condivisione tra tutte le istituzioni”, afferma Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. Per aumentare il livello di tutela, anche in sinergia con iniziative di respiro europeo, il modello “Parco” è un esempio da incentivare, aumentando la superficie protetta del territorio e adottando misure efficaci per affrontare le cause di perdita di biodiversità e salvaguardare le specie a rischio”.