Stock ittici sovrasfruttati: domanda e consumo di pesce crescono
(Rinnovabili.it) – Oltre un terzo degli stock ittici di tutto il mondo viene sovrasfruttato.
L’allarme arriva direttamente dalla FAO che, nel rapporto pubblicato lunedì, sottolinea la gravità di un problema destinato purtroppo ad aggravarsi negli anni che verranno.
La pesca eccessiva ed il sovrasfruttamento degli stock ittici impoveriscono le scorte a un ritmo che la specie non è in grado di reintegrare, riducendo le popolazioni ittiche e la produzione futura di cibo. Il consumo di pesce, aumentato di oltre il 20% in meno di 50 anni, rallenterà solo quando la richiesta supererà l’offera. In pratica, quando non ci saranno abbastanza pesci per tutti.
Il problema è globale – basti pensare che solo nel mediterraneo gli stock ittici sovrasfruttari hanno raggiunto la soglia del 78% (dati Sustainable Fisheries in Mediterranean EU waters through networks of MPAs) – ma più acuto nei paesi poveri.
“Mentre i paesi sviluppati stanno migliorando il modo in cui gestiscono le loro attività di pesca, i paesi in via di sviluppo affrontano un peggioramento della situazione”, spiegano dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. “Notiamo che la sostenibilità è particolarmente difficile nei luoghi in cui esistono fame, povertà e conflitti, ma non esiste alternativa alle soluzioni sostenibili”.
Leggi acche: “Venti mega pescherecci stanno martoriando i mari”
I dati parlano chiaro: nel 2017, il 34,2% degli stock ittici è stato classificato come sovrasfruttato dalla pesca marittima mondiale, segnando di fatto una “tendenza in costante aumento” dal 1974, quando la cifra si attestava al 10%. In base ai dati FAO, il consumo mondiale di pesce pro capite ha stabilito un nuovo record nel 2018, raggiungendo la soglia dei 20,5 kg pro capite l’anno, con un aumento medio del 3,1% dal 1961.
Secondo l’Agenzia, il consumo globale pro capite salirà a 21,5 kg entro il 2030, con un rallentamento del tasso di crescita medio annuo vicino allo 0,4%. La ragione principale di questo declino – spiega la FAO nel suo rapporto – può essere rintracciata nella crescita della popolazione africana, destinata a superare la crescita dell’offerta.
Il rapporto, chiarisce comunque la FAO, si basa sulle informazioni raccolte prima dell’epidemia di COVID-19, che ha portato a un declino dell’attività di pesca globale a seguito di restrizioni e carenze di manodopera a causa dell’emergenza sanitaria, ha dichiarato la FAO.
Leggi anche: “La pesca commerciale mette a rischio grandi e piccoli cetacei nell’Oceano Indiano”