L’eterogeneità protegge le foreste dal cambiamento climatico
Il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza delle foreste. Qual è una possibile strategia per difenderle dalle minacce naturali?
Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICEA) dell’Università di Firenze coordinato da Giovanni Forzieri ha studiato il ruolo della varietà degli ecosistemi forestali nella tutela del patrimonio verde in Europa.
Cambiamento climatico e sopravvivenza delle foreste
I ricercatori sono giunti alla conclusione che la prima difesa delle foreste europee dagli effetti del cambiamento climatico è nell’eterogeneità, ovvero la diversità delle specie e delle dimensioni degli alberi.
I risultati dello studio dell’Università di Firenze sono pubblicati sulla rivista “One Earth” (Ecosystem heterogeneity is key to limiting the increasing climate-driven risks to European forests).
Negli ultimi venti anni la mortalità delle foreste per cause naturali è aumentata: incendi, parassiti tempeste di vento hanno portato a una perdita della biomassa delle foreste e il cambiamento climatico ha fatto aumentare l’incidenza di questi rischi.
L’eterogeneità dell’ecosistema forestale riduce la perdita di biomassa
I ricercatori hanno stimato la perdita di biomassa dovuta a disturbi naturali sulle foreste europee dal 1979 al 2018 e valutato i benefici derivanti dall’aumento dell’eterogeneità delle foreste.
«Attraverso il metodo indicato dall’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) per la valutazione del rischio climatico, abbiamo integrato osservazioni di eventi di incendi, tempeste e parassiti, con dati satellitari in un sistema basato su machine learning.
I risultati della nostra ricerca hanno mostrato che il miglioramento dell’eterogeneità dell’ecosistema potrebbe ridurre la perdita di biomassa di circa il 18%. Pertanto, sarebbe opportuno promuovere tale azione per ridurre al minimo i rischi legati al clima per le foreste europee», spiega Forzieri.
Foreste e fornitura di servizi ecosistemici
Le foreste europee coprono circa 2 milioni di Km2, circa il 35% della superficie terrestre. Oltre a fornire una serie di servizi ecosistemici che contribuiscono al benessere umano, hanno un ruolo determinante nella mitigazione dei cambiamenti climatici.
Tuttavia, le foreste sono sistemi vulnerabili: la lunga vita degli alberi è un limite all’adattamento ai rapidi cambiamenti ambientali. Incendi, forti venti o focolai di insetti sono parte integrante delle dinamiche forestali che modificano la struttura, la composizione e la funzione dell’ecosistema, e influiscono sulla biodiversità.
Negli ultimi decenni in Europa l’aumento dell’insorgenza e della gravità di questi fenomeni ha causato una diffusa mortalità degli alberi, che si prevede aumenterà ulteriormente a causa del cambiamento climatico.
Pertanto, nei prossimi anni si potrebbero ridurre drasticamente i servizi ecosistemici forestali, come la mitigazione del clima.
I 3 punti per valutare i rischi climatici
La quantificazione dell’impatto delle perturbazioni forestali e la chiarificazione dei fattori e dei processi ecologici ad esso correlati serve a individuare misure di adattamento efficaci.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, che studia il riscaldamento globale) ha definito tre concetti per valutare i rischi climatici (che però sono usati raramente nel caso delle foreste):
- Il pericolo è il verificarsi di un disturbo naturale che colpisce le foreste (incendi, tempeste di vento, focolai di insetti).
- La vulnerabilità esprime il grado in cui una foresta è colpita quando esposta a un pericolo.
- L’esposizione si riferisce alla quantità di risorse forestali (ad esempio, la biomassa) potenzialmente colpite dal pericolo.
Ciascuno di questi fattori di rischio può essere modulato da cambiamenti nei fattori ambientali, come le condizioni climatiche di fondo (ad esempio, stress idrico e velocità del vento) o le proprietà della vegetazione (ad esempio, caratteristiche strutturali e fisiologiche). Anche la gestione delle foreste può influenzare i livelli di rischio.
Mortalità delle foreste e obiettivi di neutralità climatica
I ricercatori mettono in evidenza un aspetto cruciale per le politiche UE sul clima. Per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, le politiche attuali presumono che le foreste agiscano come un pozzo di assorbimento netto sostenuto per decenni.
Tuttavia, l’improvviso aumento dei disturbi naturali dovuti al cambiamento climatico può aumentare i tassi di mortalità delle foreste, rendendo di fatto irraggiungibili gli obiettivi politici.
È quindi fondamentale il monitoraggio dei rischi legati al clima e lo sviluppo di strategie di adattamento per il settore forestale, specie in considerazione della velocità del cambiamento climatico e del declino della resilienza forestale.
Misure di adattamento e stabilità a lungo termine
L’eterogeneità dell’ecosistema è stata a lungo suggerita come una strategia preziosa per aumentare la resistenza forestale ai disturbi naturali, ma la sua efficacia rispetto ai disturbi multipli deve essere verificata nel contesto del cambiamento climatico.
«Quantificare l’impatto dei pericoli dovuti a cause naturali e individuare i relativi processi ecologici risulta fondamentale per identificare misure di adattamento efficaci e preservare la stabilità a lungo termine delle foreste.
Una necessità che vale in particolare per l’Europa, dove la distruzione delle foreste legata a incendi, tempeste e parassiti ha registrato un aumento negli ultimi decenni e si prevede che aumenterà ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici», afferma Giovanni Forzieri.