Rispettare 1,5°C riduce di 15 volte il rischio di estinzioni dovute ai cambiamenti climatici. In caso di aumento incontrollato della temperatura è a rischio il 30% delle specie. Ai ritmi di oggi (+1,3°C) sono già condannate 160mila specie, anche se la loro scomparsa avverrà lentamente
Quante possono essere le estinzioni dovute ai cambiamenti climatici? Se la crisi climatica si aggravasse e andasse fuori controllo, la Terra potrebbe perdere 1 specie di animali su 3. Invece, rispettare gli obiettivi più ambiziosi dell’Accordo di Parigi riduce di 15 volte la perdita di biodiversità prevista.
Oggi vediamo relativamente poche estinzioni dovute ai cambiamenti climatici. Quelle accertate riguardano “appena” 19 specie. Ma è un errore di prospettiva. Abbiamo accumulato un “debito di estinzione” – specie che sono destinate a estinguersi man mano che l’impatto del riscaldamento globale si manifesterà – già molto più elevato di quanto immaginiamo.
3 scenari sulle estinzioni dovute ai cambiamenti climatici
Lo afferma uno studio apparso su Science e curato dall’università del Connecticut che fa il punto sulle nostre conoscenze riguardo l’intreccio tra crisi climatica e perdita di biodiversità. Basato su una meta-analisi sistematica della letteratura esistente, questo lavoro passa al vaglio 485 studi pubblicati e 5 milioni di previsioni effettuate sulle estinzioni dovute ai cambiamenti climatici.
La sintesi delle conoscenze scientifiche porta a 3 scenari principali:
- Con il livello attuale di riscaldamento globale, circa +1,3°C sul periodo pre-industriale (1850-1900), il rischio di estinzione riguarda l’1,6% delle specie, ovvero 160mila sui 10 milioni (stimati) complessivi.
- In uno scenario di elevato riscaldamento globale, il peggiore tra quelli considerati dai rapporti dell’IPCC (SSP 5-8.5), l’aumento a +5,4°C della temperatura globale mieterebbe il 30% delle specie oggi esistenti.
- Con un riscaldamento globale tenuto sotto la soglia di 1,5°C, compatibile con l’Accordo di Parigi, il rischio di estinzioni dovute ai cambiamenti climatici scenderebbe invece a meno del 2%.
Il rischio è considerato più alto per le specie di anfibi, dove raggiunge il 10%. Le cause? La loro bassa capacità di dispersione, la dipendenza da ecosistemi acquatici e l’alta vulnerabilità a eventi meteorologici estremi. Mentre per gli uccelli il rischio è il più basso (5,5%), anche qui per via della loro (alta, stavolta) capacità di dispersione.
A livello di ecosistemi, quelli dove il rischio di estinzioni per la crisi climatica è più alto sono le aree di montagna (14,8%): le specie migrano verso l’alto, finché non hanno altro posto dove andare. A seguire, le isole (con rischio elevato, 12%) per la limitata estensione geografica e la vulnerabilità alle specie invasive. E al terzo posto gli ecosistemi di acqua dolce con un rischio significativo (10.5%) a causa di inquinamento, specie invasive e utilizzo umano delle risorse idriche.