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Estinzione specie migratorie, a rischio il 97% dei pesci

Estinzione specie migratorie: più di 1 su 5 è a rischio
Foto di David Clode su Unsplash

Il 22% delle specie migratorie globali è considerato a rischio estinzione

(Rinnovabili.it) – Se la crisi climatica e il degrado degli ecosistemi minaccia un numero crescente di animali in tutto il mondo, quelli più a rischio sono i migratori. Spostarsi di decine, centinaia o migliaia di chilometri per nutrirsi e riprodursi significa essere esposti a fattori di stress multipli. Tanto che il rischio estinzione per le specie migratorie globali è concreto per più di 1 su 5, il 22%.

Lo afferma un nuovo rapporto Onu, il primo a fare il punto della situazione sullo stato di conservazione delle specie migratorie. Al vaglio degli esperti sono passate 1.189 specie animali che sono riconosciute come protette dai paesi membri della Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals (CMS), un trattato Onu sulla biodiversità entrata in vigore nel 1979. Ma anche oltre 3.000 specie migratorie che non sono riconosciute tali dal CMS.

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Il dato generale del 22% di specie migratorie a rischio estinzione nasconde alcuni numeri decisamente allarmanti. Come quello sui pesci: sono a rischio ben il 97% delle specie di pesci migratori. Per molte, la contrazione delle popolazioni supera il 90%. E la tendenza globale è al peggioramento. Solo 14 specie stanno migliorando il loro status di conservazione negli ultimi 30 anni, mentre sono 70 quelle che l’hanno peggiorato, come l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico. Ma al di là delle etichette, i dati dicono che per quasi 1 specie migratoria su 2 (il 44%) è in corso un declino importante della popolazione.

Quali sono le cause principali? Al primo posto, il rapporto Onu mette l’impatto delle attività umane. Sovrasfruttamento e perdita di habitat sono i due driver che, da soli, minacciano maggiormente di estinzione le specie migratorie. Nello specifico, lo sfruttamento eccessivo pesa su 7 specie su 10 (solo tra quelle riconosciute come protette dal CMS) mentre la perdita di habitat influisce sullo stato di conservazione di ¾ delle specie. Altri fattori che aumentano il rischio sono la crisi climatica – anch’essa in gran parte di origine antropica – l’inquinamento e le specie invasive.

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Sul versante della tutela e della protezione resta moltissimo lavoro da fare. Più di metà (il 51%) dei siti identificati dal rapporto Onu come Key Biodiversity Areas, cioè fondamentali per sostenere le specie migratorie, non hanno alcun tipo di protezione ambientale. E in 58 casi su 100 sono anche soggette a crescente pressione antropica.

“Quando le specie oltrepassano i confini nazionali, la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i paesi in cui si trovano. Questo storico rapporto contribuirà a sostenere le azioni politiche tanto necessarie per garantire che le specie migratorie continuino a prosperare in tutto il mondo”, spiega Amy Fraenkel, segretaria esecutiva del CMS.

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