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Estinzione anfibi, la crisi climatica diventa il principale fattore di rischio

L’aggiornamento della Lista Rossa delle specie a rischio estinzione curata dalla IUCN registra un peggioramento continuo per gli anfibi. Il 60% delle specie di tritoni e salamandre sono in pericolo. E rispetto a 20 anni fa, quando agenti patogeni e perdita di habitat erano il driver principale, oggi pesa di più la crisi climatica

Estinzione anfibi: il 41% delle specie è a rischio
Foto di 7854 da Pixabay

Lo studio ha analizzato 8.011 specie di anfibi

(Rinnovabili.it) – Distruzione degli habitat, crisi climatica e malattie. Sono i fattori che continuano a spingere sull’orlo dell’estinzione gli anfibi colpendo sempre più specie. Oggi sono oltre 4 su 10 quelle che devono essere considerate a rischio. Lo afferma il nuovo assessment globale dello stato di salute di specie come la rana spinosa dal pollice a spillo (Plectrohyla acanthodes) di Guatemala e Honduras, il tritone coccodrillo (Tylototriton verrucosus), la salamandra pezzata (Salamandra salamandra). Un aggiornamento dell’ultimo studio risalente al 2004, che ha passato in rassegna oltre 8.000 specie di anfibi.

Rispetto a 20 anni fa il tasso di specie di anfibi a rischio estinzione è salito dal 39,4% al 40,7% considerando tutte quelle classificate nella Lista Rossa della IUCN, la principale associazione scientifica conservazionista al mondo, come “vulnerabili”, “in pericolo” e “gravemente in pericolo”. Dei tre ordini di anfibi, i più minacciati sono salamandre e tritoni (60% a rischio di estinzione), seguiti da rane e rospi (39%) e dalle cecilie (16%). Soprattutto nelle regioni neotropicali. Le specie minacciate sono infatti concentrate soprattutto nelle isole dei Caraibi, in Mesoamerica, nelle Ande tropicali, in Camerun, in Nigeria, in Madagascar, nella catena montuosa dei Ghati occidentali dell’India e nello Sri Lanka. Nel 1980 l’estinzione degli anfibi era un rischio concreto per il 37,9% delle specie.

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Dalla nuova valutazione emerge con prepotenza l’impatto della crisi climatica. Rispetto a due decenni fa, quando le malattie e la perdita di habitat causavano il 91% dei deterioramenti dello stato di conservazione, “gli effetti attuali e previsti dei cambiamenti climatici sono ora motivo di crescente preoccupazione” e causano il 39% dei deterioramenti. Il fattore clima è quindi prevalente sulla perdita di habitat, che pesa per il 37% dei casi.

“In molti casi questi cambiamenti stanno avvenendo troppo rapidamente perché possano adattarsi”, spiega Kelsey Neam, dell’Amphibian Specialist Group presso la IUCN. “Il cambiamento climatico è una minaccia sottovalutata per gli anfibi” e diventerà “più evidente” man mano che emergeranno più dati in futuro, ha aggiunto, prevedendo “un effetto esponenziale”.

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