Rinnovabili • Deforestazione e biodiversità: lasciate le foreste ai nativi, dice la Fao

I popoli indigeni sono la miglior tutela contro la deforestazione

Il rapporto congiunto Fao – Filac passa in rassegna 300 studi scientifici che analizzano la perdita di foreste, l’andamento della biodiversità e quello delle emissioni di CO2. I popoli indigeni fanno anche meglio delle aree protette

Deforestazione e biodiversità: lasciate le foreste ai nativi, dice la Fao
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Dove la governance è condivisa con i nativi, il tasso di deforestazione è la metà

(Rinnovabili.it) – La miglior tutela per le foreste? Le popolazioni indigene. Deforestazione, perdita di biodiversità ed emissioni di carbonio sono decisamente minori nelle regioni dove la protezione e gestione di questi ecosistemi è affidata ai nativi. Un modello da studiare e replicare su scala vasta, scrivono la Fao e il Fondo per lo sviluppo dei popoli indigeni dell’America Latina e dei Caraibi (Filac) nel rapporto “Forest governance by indigenous and tribal people”.

I numeri parlano molto chiaro. Il tasso di deforestazione è più basso del 50% nelle foreste dove vivono popolazioni indigene e dove queste sono coinvolte attivamente nella governance dell’ecosistema. E riescono ad arrivare a livelli di efficacia addirittura superiori a quelli delle aree protette. Tra il 2006 e il 2011, ad esempio, i territori indigeni dell’Amazzonia peruviana hanno ridotto la deforestazione del doppio rispetto alle aree protette con condizioni ecologiche e accessibilità simili.

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Quando il rapporto si concentra sull’Amazzonia, il quadro diventa ancora più chiaro. Nel bacino amazzonico, che ospita almeno il 10% della biodiversità conosciuta al mondo, la deforestazione colpisce praticamente ovunque. Ma i livelli di distruzione delle foreste nei territori indigeni dal 2003 al 2016 sono stati inferiori rispetto ad altre aree protette. In più, i territori indigeni coprono un totale del 28% del bacino amazzonico ma rappresentano solo il 2,6% delle emissioni di carbonio.

E nel frenare deforestazione e perdita di biodiversità, la legge conta. Secondo la Fao, la tutela delle foreste garantita dai popoli indigeni è più alta quando questi ultimi hanno dei diritti collettivi sull’area, legalmente riconosciuti dagli Stati. Un problema particolarmente acuto nel bacino amazzonico, dove i nativi hanno dei diritti soltanto su un terzo dei territori dove sono effettivamente stanziati.

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E sarebbe conveniente anche dal punto di vista economico garantire ai popoli indigeni queste forme di tutela legale. Per mappare un ettaro di foresta e fare tutto il percorso burocratico che sfocia nel riconoscimento di un diritto collettivo per i nativi servono 45 dollari, calcola la Fao. Che è incredibilmente di meno di quanto si spende per sviluppare tecnologie come quelle per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS), ad esempio.

“I popoli indigeni hanno un concetto diverso di foreste. Non sono viste come un luogo in cui si estraggono risorse per aumentare i propri soldi – sono viste come uno spazio in cui viviamo e che ci viene dato da proteggere per le prossime generazioni “, ha affermato la presidente di Filac, Myrna Cunningham, un’indigena del Nicaragua.