La deforestazione del Cerrado prosegue senza sosta
(Rinnovabili.it) – È stata chiamata Cerrado, termine portoghese traducibile come “chiuso” o “inaccessibile”. Eppure, per la grande savana tropicale che attraversa il Brasile, i tempi dell’impenetrabilità sembrano finiti da un pezzo. Lo dimostrano le continue operazioni di disboscamento per far spazio a monocolture, allevamenti e produzione di carbone, che dagli anni a ’70 ad oggi hanno distrutto quote importanti della sua vegetazione. Interventi dannosi non solo per la ricca biodiversità locale – si stimano circa 10.000 specie di piante, oltre 830 specie di uccelli e 161 specie di mammiferi – ma anche per il clima. La deforestazione del Cerrado costituisce infatti una delle principali fonti di emissioni di gas serra in Brasile, nonostante presenti una minore boscosità rispetto alla più celebre foresta pluviale amazzonica.
La foresta sotto-sopra
La savana brasiliana fornisce diversi servizi ecosistemici, tra cui lo stoccaggio di grandi quantità di carbonio. La profondità del suolo in questa regione ha permesso alle radici di alberi e arbusti di svilupparsi in maniera estesa. Al punto che la biomassa sotterranea è quasi il doppio di quella visibile superficialmente (caratteristica che ha regalato al Cerrado il soprannome di “foresta capovolta”). Gli scienziati stimano che il territorio immagazzini circa 13,7 miliardi di tonnellate di carbonio, di cui due terzi nel sottosuolo.
Non solo. La savana fornisce il 40% di tutta l’acqua dolce del Brasile e del Pantanal. I terreni profondi si comportano come come una sorta di spugna gigante, assorbendo e immagazzinando abbastanza acqua durante la stagione delle piogge per alimentare milioni di sorgenti tutto l’anno, anche nel cuore della stagione secca.
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Il disboscamento del Cerrado spazza via “una New York” ogni mese
Nonostante ciò la regione costituisce uno dei centri agricoli più grandi e attivi del mondo. La deforestazione del Cerrado ha già regalato a soia ed allevamenti una buona parte del territorio. “In media, ogni anno vengono dissodati fino a un milione di ettari”, spiega il WWF. “Equivale a spazzare via un’area delle dimensioni di New York City ogni mese”. I dati del 2021 non mostrano nessun miglioramento. Secondo l’agenzia nazionale di ricerca spaziale INPE, da agosto 2020 a luglio 2021 il Cerrado ha perso ben 8.531 kmq di vegetazione autoctona. Un aumento del 7,9% rispetto al periodo precedente.
“Stanno trasformando migliaia di chilometri quadrati ogni anno“, ha detto Manuel Ferreira, geografo presso l’Università Federale di Goias alla Reuters. “Pochi altri luoghi sulla terra hanno visto un cambiamento così rapido”. Ferreira afferma che nuove specie vegetali e animali vengono scoperte regolarmente nel territorio e che molte corrano il rischio di essere sradicate prima d’essere studiate. “La deforestazione – aggiunge Ane Alencar, direttore scientifico dell’organizzazione no-profit Amazon Environmental Research Institute – è l’indicatore più nudo e crudo della terribile politica ambientale di questo governo”.