
Dopo il nulla di fatto a Cali, a fine 2024, la COP16 riparte da Roma. La nuova sessione dei negoziati internazionali sulla biodiversità, ospitati dalla FAO, punta a sciogliere il nodo più ostico su cui si è incagliato l’accordo pochi mesi fa. Cioè il tema della mobilitazione delle risorse per la biodiversità. Aspetto fondamentale per garantire l’attuazione del Kunming-Montréal Global Biodiversity Framework, l’accordo-quadro con gli obiettivi globali al 2030 sulla tutela della diversità biologica.
Un accordo sulla finanza per la biodiversità: l’obiettivo della COP16 di Roma
Gli oltre 150 paesi che partecipano alla conferenza globale sulla tutela della biodiversità devono trovare un accordo su come raccogliere e gestire i fondi per proteggere la natura. Il Global Biodiversity Framework parlava di almeno 200 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Ma per ora il deficit di finanziamento rimane enorme e in ogni caso mancano le procedure e gli impegni concreti per mobilitare anche solo queste risorse insufficienti.
A che punto sono i negoziati e da dove riparte la COP16 di Roma? Sul tavolo resta un duro scontro tra Nord e Sud globali sui fondi.
I paesi in via di sviluppo chiedono un nuovo strumento finanziario sotto l’ONU, mentre quelli sviluppati vogliono rafforzare i fondi esistenti. Ci sono anche scontri sul tema dell’equità e sul tema del debito dei paesi che ricevono i fondi.
Attualmente la GEF (Global Environmental Facility) è lo strumento principale, ma molti ritengono necessaria perlomeno una sua profonda riforma. A Roma si discute anche dell’uso di strumenti finanziari innovativi per colmare il gap economico.
COP16 di Roma, la proposta di compromesso sulla finanza per la biodiversità
Sul tavolo, ad ogni modo, c’è una proposta di compromesso: un percorso di negoziazione fino alla 2030. L’ha preparata Susana Mohamad, presidente della COP16, in un documento rilasciato la scorsa settimana in cui sintetizza i punti di divergenza tra le parti.
Per migliorare l’architettura finanziaria entro il 2030, Mohamad propone:
- piuttosto che creare subito un nuovo fondo, potenziare il sistema finanziario esistente, rendendolo più efficace nel mobilitare risorse;
- includere strumenti nuovi o migliorati sotto l’autorità della COP nell’ambito del percorso di revisione.
Quali criteri orienterebbero la nuova struttura finanziaria? Secondo la proposta di compromesso, si tratterebbe di:
- Rafforzare la coerenza e l’efficacia dell’attuale sistema di finanziamento per la biodiversità.
- Integrare una riforma della GEF, mantenendone però il ruolo centrale.
- Mobilitare fondi da tutte le fonti, comprese quelle innovative e private.
- Aumentare i finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai più vulnerabili.
- Garantire trasparenza e responsabilità, con governance equa ed efficiente.
La proposta contiene una roadmap per il negoziato, da Roma fino al 2030:
- COP17 (2026): valutazione degli strumenti esistenti e identificazione delle opzioni per la nuova architettura finanziaria.
- COP18 (2028): selezione finale degli strumenti da adottare.
- COP19 (2030): attuazione della nuova architettura finanziaria con almeno un nuovo strumento operativo.
Lo stato di salute della biodiversità globale
La biodiversità globale è in una crisi profonda a causa delle attività umane e del sistema economico attuale, che assegna alla natura un valore quasi nullo. Il 55% del PIL mondiale dipende dai servizi ecosistemici, ma ogni anno circa 7.000 miliardi di dollari vengono investiti in attività che aggravano il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il degrado ambientale.
L’IPBES sottolinea che un’azione immediata potrebbe generare un valore di oltre 10mila miliardi di dollari e sostenere 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Tuttavia, se si ritarda di un decennio, i costi potrebbero raddoppiare.
L’attuale deficit di finanziamento per una transizione sostenibile è enorme: per il settore energetico servono 9.000 miliardi di dollari all’anno fino al 2030, mentre il sistema alimentare ha bisogno di un aumento di investimenti fino a 455 miliardi di dollari annui.