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COP15 di Montreal, l’Onu: l’umanità è “un’arma di estinzione di massa”

I numeri della perdita di biodiversità in corso parlano chiaro. In 50 anni abbiamo perso il 70% delle specie animali. Negli ultimi 500 anni si sono estinte da 130 a 260mila specie. Il fattore principale è la pressione antropica sugli ecosistemi. In Canada, il summit internazionale deve fissare gli obiettivi globali di tutela al 2030. Senza ambizione non riusciremo a invertire la rotta

COP15 di Montreal: biodiversità, bisogna fermare “l’orgia di distruzione”
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Le parole del numero uno dell’Onu Guterres in apertura della COP15 di Montreal

(Rinnovabili.it) – L’umanità è diventata “un’arma di distruzione di massa” e continua imperterrita nella sua “guerra alla natura”. Ma le due settimane di COP15 di Montreal assicurano una chance per fermare questa “orgia di distruzione”. Una chance che va colta se non vogliamo pagare un prezzo molto alto. La degradazione degli ecosistemi, di questo passo, rischia di costare qualcosa come 3.000 miliardi di dollari l’anno già a partire dal 2030. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aprendo i lavori del vertice internazionale sulla biodiversità in Canada.

Un accordo di Parigi sulla biodiversità?

Molto meno seguita rispetto alla COP27 sul clima che si è appena conclusa a Sharm el-Sheikh, ma almeno altrettanto importante, la COP15 di Montreal sarà in ogni caso un punto di svolta epocale per la tutela della diversità biologica a livello globale. In Canada si negozia il Global Biodiversity Framework, cioè il ventaglio di obiettivi con orizzonte 2030 che sostituisce – e, si spera, migliori – quelli del decennio precedente, gli Aichi target.

L’accordo è in preparazione da tre anni visti i continui rinvii causa Covid. Ma finora non ha il livello di ambizione che, da più parti, si riconosce essere necessario. Serve un ‘accordo di Parigi sulla biodiversità’, l’unico modo per frenare e invertire la drammatica estinzione di massa che è in corso, silenziosamente e lontano dai riflettori. Insieme alla crisi climatica, un’altra sfida esistenziale per l’umanità. In appena 50 anni abbiamo perso il 70% delle specie animali. E quando Cristoforo Colombo ha raggiunto per la prima volta l’America, sul Pianeta c’erano da 150mila a 260mila specie animali in più.

Tre binari per la COP15 di Montreal

Per Guterres, il summit canadese deve seguire tre priorità. Primo, servono “piani d’azione nazionali coraggiosi in tutti i ministeri, dalle finanze all’alimentazione, dall’energia alle infrastrutture”. Uno dei cardini di questi piani dev’essere la cancellazione o la rimodulazione drastica dei sussidi ambientalmente dannosi, cioè tutte le agevolazioni e le forme di finanziamento che permettono e facilitano la distruzione della natura. È un’infinità di denaro dispersa in mille rivoli. Almeno 1800 mld $ l’anno, calcola il rapporto più completo mai presentato sull’argomento, pubblicato da The B Team a febbraio. Fossili, agricoltura e acqua ricevono l’80% dei sussidi totali, ma per gli autori sarebbe possibile ricalibrare o cancellare immediatamente oltre 700 mld $ l’anno. Per il diplomatico portoghese, dovrebbero sostenere “soluzioni verdi come l’energia rinnovabile, la riduzione della plastica, la produzione alimentare rispettosa della natura e l’estrazione sostenibile delle risorse”.

Il secondo punto prioritario riguarda il settore privato. Le aziende non possono più perseguire soltanto il profitto. La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi deve avere pari dignità. Non è solo indispensabile, è anche conveniente. “Nelle nostre economie globalizzate, le aziende e gli investimenti si affidano alle ricchezze della natura di ogni angolo del mondo. È nel loro interesse proteggere la natura, prima di ogni altra cosa”, argomenta Guterres.

Il terzo nodo riguarda la finanza per la biodiversità. Il numero 1 dell’Onu ricorda che i paesi sviluppati devono dare un sostegno finanziario a quelli del Sud globale, che sono “i guardiani delle ricchezze naturali del nostro pianeta”. Si tratta di un “fardello” che i paesi in via di sviluppo non si possono caricare da soli sulle spalle. Per questo, c’è bisogno di trovare un modo per garantire loro “un accesso più diretto, più semplice e più rapido ai finanziamenti di cui hanno bisogno”.