Si terrà a marzo-aprile 2022, con incontri preliminari a distanza il prossimo ottobre. Il summit era pianificato in origine per ottobre 2020 e voleva siglare l’equivalente di un accordo di Parigi ma sulla biodiversità
La COP15 di Kunming verte sulla tutela della diversità biologica
(Rinnovabili.it) – Anche la COP15 di Kunming si deve arrendere alla pandemia, e per la terza volta. Il vertice ONU sulla biodiversità si sarebbe dovuto tenere nella città cinese tra l’11 e il 24 ottobre prossimi. Ma gli organizzatori hanno deciso di posticipare, anche se con una formula ibrida. La conferenza, infatti, viene sdoppiata. Durante il mese di ottobre si terranno una serie di incontri – per la maggior parte virtuali – di preparazione. Tra marzo e aprile 2022 è prevista invece la plenaria, in presenza, con gli incontri più importanti.
La decisione sarà formalizzata a giorni, ma la Convenzione ONU per la diversità biologica ha già fatto la sua scelta e si aspetta solo l’ultimo passaggio con gli organizzatori a Pechino. Si tratta del terzo invio: la COP15 di Kunming si doveva svolgere inizialmente nell’ottobre del 2020, poi la seconda ondata di Covid-19 aveva obbligato il rinvio a maggio di quest’anno.
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I lavori di avvicinamento alla conferenza sono stati particolarmente complicati. E non solo per la pandemia, che costringe a un difficile esercizio di diplomazia via teleconferenza. L’ambizione per questo vertice è alta: si cerca di mettere la firma ad un accordo globale sulla biodiversità preparato sulla falsariga di quello di Parigi sul clima del 2015: impegni chiari, quantificabili e vincolanti per tutti.
Ma la bozza di accordo preparata finora resta ben lontana da soddisfare queste aspettative. I lavori si sono chiusi a metà luglio con un quadro piuttosto debole: tanti gli obiettivi fissati, ma nessun vincolo per gli Stati che possono anche scegliere quali target perseguire, scegliendo quindi quelli che richiedono meno sforzo e non quelli più urgenti dalla prospettiva della tutela della biodiversità.
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Il rinvio con sdoppiamento potrebbe rispondere proprio all’esigenza di avere più tempo a disposizione per strappare un buon accordo. Ma resta il fatto che la COP15 di Kunming avrebbe dovuto riprendere là dove gli obiettivi 2020 (gli Aichi targets) si erano fermati, migliorarli e pianificare con orizzonte 2030. Con tutti questi ritardi, anche ammesso che si arrivi a un buon accordo, si partirà non prima del 2023.