Secondo la strategia sulla biodiversità dell'Unione Europea, Almeno il 30% delle terre e dei mari sarà protetto entro il 2030.
In vista della prossima COP15, UK e Canada si allineano agli obiettivi UE
(Rinnovabili.it) – Nuovi impegni e ambizioni più alte per la tutela della biodiversità a livello globale. Martedì 29 settembre Gran Bretagna e Canada hanno adeguato i loro obiettivi sulla protezione delle terre e dei mari a quelli dell’Unione Europea. Una mossa pensata per indurre anche altri paesi ad allinearsi, in vista della COP15 di Kunming che si preannuncia cruciale. Nella città cinese, il prossimo maggio, più di 200 paesi dovranno riscrivere le regole globali per la tutela della biodiversità, minacciata dai cambiamenti climatici e dall’estinzione di specie animali a ritmo sempre più accelerato.
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Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi scientifici che suonano il campanello d’allarme sui pericoli di una perdita di biodiversità totalmente fuori controllo. Allo scorso mese risale un report di The Nature Conservancy dove gli autori evidenziano che, senza alcuna azione da parte della comunità internazionale, entro la metà del secolo tra il 30 e il 50% di tutte le specie animali esistenti potrebbe estinguersi. Con conseguenze pesantissime anche per le società umane, ovviamente. Solo la perdita di impollinatori, calcolano, causerebbe un crollo pari a oltre 200 miliardi di dollari della produzione agricola.
Per evitare questo scenario, il consenso scientifico si sta coagulando attorno all’obiettivo di proteggere almeno il 30% della superficie del pianeta entro il 2050. Un orizzonte che, al momento, è incastonato nella bozza di risoluzione in vista della COP15 di Kunming. Ma che rischia di essere presto diluito e stravolto al ribasso se non si riuscirà ad avere una maggioranza sufficientemente larga di paesi decisi a raggiungerlo con le singole politiche nazionali.
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La Commissione Europea ha proposto di rendere legalmente vincolante per i 27 paesi membri l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle terre e dei mari entro il 2030. Si tratterebbe di un aumento, rispettivamente, del 4% e del 19% in confronto alla superficie oggi protetta da vincoli e regolamenti speciali. Uno sforzo che, secondo un report pubblicato a luglio di The Campaign of Nature, una rete globale di organizzazioni per la tutela della biodiversità, sarebbe ampiamente ripagato. L’espansione delle zone protette si tradurrebbe in un guadagno di almeno 5 dollari per ogni singolo dollaro speso.