L’Italia è lontana dagli obiettivi del 2030
Per mettere a fuoco quale sia il ruolo delle aree marine protette bisogna chiarire prima di tutto a cosa ci si riferisce.
In Italia esistono 29 aree marine protette e 2 parchi sommersi che tutelano complessivamente 228mila ettari di mare.
Detto così sembra una superficie enorme, in realtà è molto inferiore sia a quella che era stata prefissata al 2020 dalle normative comunitarie e internazionali e ancora più lontana dagli obiettivi del 2030.
Infatti nel 2021 le aree marine appartenenti alla Rete Natura 2000 ricoprivano solo il 13,4% delle acque territoriali italiane e l’Italia non ha una percentuale sufficiente di aree a protezione integrale (solo lo 0,01% delle acque territoriali italiane risulta effettivamente protetto).
Pertanto, non solo gli obiettivi da raggiungere al 2030 sembrano un’utopia, ma lasciano l’Italia lontana dall’attuazione delle direttive europee in materia di protezione dell’ambiente marino. Un fatto, questo, che determina l’applicazione di sanzioni europee nei nostri confronti.
L’incontro “Valore Natura”, organizzato da Marevivo e WWF, si è focalizzato proprio sui temi relativi alle aree marine protette per sensibilizzare cittadini e istituzioni ed evidenziare quali siano gli obiettivi e come perseguirli.
Strategia europea per la Biodiversità, questa sconosciuta
La Strategia europea per la Biodiversità è uno dei target fondamentali su cui i governi europei dovranno lavorare per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto entro il 2030. Eppure l’opinione pubblica italiana non ha idea di cosa sia.
Da un’indagine effettuata da EMG Different per il Centro Studi di WWF Italia risulta che il 90% dei cittadini non sa che l’Unione Europea ha varato una strategia per arrivare entro il 2030 al 30% di territorio e mare protetti di tutta Europa.
L’86% dei cittadini non conosce la riforma costituzionale del 2022 che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione Italiana inserendovi la tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
Per l’opinione pubblica non si fa abbastanza
Il 45% dei cittadini pensa che il nostro Paese non stia facendo abbastanza per raggiungere questo obiettivo europeo: gli intervistati ritengono che lo Stato (47%) e le Regioni (24%) dovrebbero essere i soggetti in prima linea per centrarlo.
Quindi l’opinione pubblica pensa che non si stia facendo abbastanza per la tutela dei processi naturali e delle aree protette: 8 italiani su 10 ritengono che lo Stato dovrebbe impiegare maggiori risorse rispetto a quanto ha fatto fino ad oggi per la tutela delle aree protette e della natura in generale e il 77% degli intervistati è molto/abbastanza favorevole a destinare maggiori risorse alla difesa della natura.
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Pochi frequentano i parchi nazionali e regionali
Dai risultati di EMG Different emerge che l’86% conosce l’esistenza dei parchi nazionali e regionali, ma sono pochi quelli che li frequentano: solo l’8% ne ha visitato uno nel 2022.
Però le idee sulla loro funzione sono chiare: per il 50% del campione devono tutelare e valorizzare la natura, per il 20% sono importanti per proteggere gli animali che vivono nell’area protetta e per l’8% educano e sensibilizzano i cittadini sui temi ambientali.
Nonostante l’espressione “servizi ecosistemici” non sia ancora penetrato nell’opinione pubblica, il 73% dei cittadini pensa che acqua, aria e cibo dipendono dai sistemi naturali.
Infine, la maggioranza dei cittadini ritiene che tutelare il territorio e il mare sia molto importante per il nostro benessere e per ridurre gli effetti del cambiamento climatico.
Le aree marine protette sono una Cenerentola
Le aree marine protette sono un po’ una Cenerentola rispetto a quelle terrestri. Come spiega Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, «i fondi stanziati per le AMP sono pari a 7.000.000 di euro annui, corrispondenti a un decimo di quelli garantiti ai parchi terrestri».
Tra le azioni necessarie per migliorare la gestione e la tutela del patrimonio marino Marevivo chiede di «ricondurre la discipline delle AMP a quella dei Parchi Marini mediante la riforma della Legge 394, istituire al Ministero dell’Ambiente, oggi MASE, una cabina di regia agile e fortemente operativa per individuare in tempi rapidi criticità e soluzioni, realizzare un sistema nazionale delle aree marine protette che consenta lo scambio e favorisca programmi pluriennali comuni, intervenire sulla loro governance e realizzare un inventario della biodiversità nelle AMP affinché diventino i termometri dello stato del capitale naturale delle nostre acque».
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Manca una visione d’insieme
In Italia ci sono 871 aree protette terrestri per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra, circa 2.850 mila ettari a mare e 658 km di costa (dati del Ministero dell’Ambiente).
Sarebbero quindi fondamentali una visione d’insieme e una semplificazione delle procedure. Inoltre, come è stato rilevato, «modifiche della governance dei parchi nazionali hanno portato le aree protette sotto una maggiore influenza degli enti locali indebolendo il ruolo e le competenze inderogabili e quindi obbligatorie dello Stato in materia di conservazione della natura». Con l’obiettivo di lavorare insieme per condividere progetti e buone pratiche e promuovere la protezione efficace di almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030, Marevivo partecipa alla campagna “30×30” Italia lanciata da Worldrise Onlus a cui aderiscono oltre 50 associazioni di tutela ambientale.