L’Italia rischia di perdere il 30% del miele
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Nel 2021 si è verificato in Italia a macchia di leopardo un evento estremo al giorno tra siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo in piena primavera che ha distrutto le fioriture compromettendo pesantemente il lavoro delle api. Il rischio è di perdere il 30% del miele. A certificarlo è un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European severe weather database dall’inizio dell’anno, diffusi in occasione della Giornata della Terra che si celebra in tutto il mondo il 22 aprile.
Secondo la Coldiretti “l’inverno bollente e la pazza primavera segnata da gelate hanno creato in molte regioni gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature, dal momento che le api non volano sotto i 10 gradi centigradi o del danneggiamento dei fiori a causa delle gelate”. Ora, alla luce di questo, le difficoltà delle api sono ritenute dalla Coldiretti “un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori”.
In media – viene spiegato – “una singola ape visita in genere circa 7mila fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Inoltre, 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni”. La Coldiretti poi non poteva non citare le parole di Albert Einstein: “se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Leggi anche Biodiversità: la strage silenziosa degli impollinatori
Le gelate anomale, registrate in Italia, hanno colpito le piante da frutta in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio e il castagno in fase di germogliamento. I danni – rileva l’associazione – fanno prevedere un taglio fino al 30% del raccolto del miele d’acacia dove il gelo ha colpito le piante in un momento di sviluppo più avanzato, danneggiando molti germogli, da cui non si apriranno i fiori. Un danno ambientale, oltre che economico dal momento che – complice la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid – c’è stato un aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020 (anche se nei supermercati italiani già più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero, con una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chilogrammi nel 2020).
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm – fa presente la Coldiretti – è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria; la parola Italia “deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione ‘miscela di mieli originari della CE'”.
Leggi anche L’apicoltura tecnologica di 3Bee
In Italia esistono più di 60 varietà di miele: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. E se i cambiamenti climatici ostacolano il lavoro delle api e la produzione di miele, resta elevato “l’interesse per l’apicoltura, visto che secondo i dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele gli apicoltori in Italia sono passati dai 62.944 del 2019 ai 68.684 del 2020, di cui 47.957 hobbisti che producono per l’autoconsumo (erano 42.356 nel 2019) e 20.727 con partita Iva (erano 20.588 nel 2019) che producono per il mercato”. Infine, la Coldiretti mette in evidenza “l‘aumento degli alveari e degli sciami, passati da 1.597.739 del 2019, a 1.632.825 del 2020, il 72% detenuti da apicoltori professionisti”.