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Basta sussidi all’agricoltura insostenibile, la voce dell’Onu per la biodiversità

Biodiversità: al via i negoziati preliminari per la Cop15 di Kunming
via depositphotos.com

In vista del vertice sulla biodiversità di Kunming a ottobre

(Rinnovabili.it) – Basta sussidi ad agricoltura, allevamento e pesca se danneggiano l’ambiente. Se non si cambia rotta siamo condannati a fallire ancora una volta sul fronte della biodiversità. Il cambio di passo deve avvenire immediatamente, e la Cop15 di Kunming, che si terrà in Cina a ottobre, è l’occasione giusta. Così Elizabeth Maruma Mrema, segretario esecutivo della Convenzione ONU sulla diversità biologica, saluta l’inizio dei negoziati in vista del vertice internazionale dedicato alla biodiversità, attesissimo dopo il rinvio nel 2020 causa pandemia.

“La popolazione umana sta crescendo. Questo è un fatto. E le statistiche indicano chiaramente che abbiamo bisogno di più cibo e più risorse. Tutto ciò potrebbe avere un impatto sulla biodiversità”, spiega la diplomatica originaria della Tanzania. E punta il dito: “Ci sono risorse – in particolare sussidi insostenibili – che potrebbero essere reindirizzate verso operazioni più verdi”.

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Non si tratta di spiccioli. Si calcola che i sussidi che gli Stati di tutto il mondo distribuiscono a pioggia a chi usa pratiche insostenibili in agricoltura, nell’allevamento e nella pesca siano quasi 350 miliardi di dollari l’anno. Un rapporto della Food and Land Use Coalition del 2019 mostrava cifre simili ma da un’altra prospettiva, forse più incisiva per comprendere l’entità del fenomeno: ogni minuto, il settore pubblico dà 1 milione di dollari in sussidi a chi alimenta la deforestazione e l’agricoltura e l’allevamento intensivi.

“Non è solo produzione di cibo. È la produzione agricola. Ci chiediamo: questa maglietta che sto acquistando proviene da cotone sostenibile? I mobili che usiamo a casa provengono da legno sostenibile?”, aggiunge ancora la segretaria esecutiva della Convenzione sulla diversità biologica.

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Da oggi, i delegati si riuniranno virtualmente in un tour de force che segna il primo esperimento di diplomazia internazionale (quasi) interamente online della storia. Le sessioni negoziali saranno di tre ore al giorno per sei giorni la settimana, da qui fino a metà giugno. Dalle discussioni dovranno emergere un consenso di massima sui temi prioritari – che diventeranno poi l’ossatura del documento finale, da firmare a Kunming – e soprattutto si dovrà parlare degli aspetti più tecnici.

Sfida doppia, visto che la Cop15 è strutturata in modo simile alla Cop21 che portò all’approvazione dell’accordo di Parigi sul clima e ha per l’appunto l’ambizione di approvare un documento finale che sia all’altezza di quello firmato nella capitale francese. Uno scatto di reni dopo che tutti gli obiettivi 2020 sulla biodiversità sono stati disattesi.

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