Richiesta una protezione più forte anche per gli hotspot di biodiversità
(Rinnovabili.it) – Connettere le aree che sono già parte di Natura 2000, sia espandendo questa rete ecologica europea sia con altre forme di protezione nazionali. È la colonna portante delle nuove linee guida UE per raggiungere gli obiettivi della Strategia per la biodiversità 2030, pubblicate venerdì. Uno strumento indispensabile per coordinare le azioni a discrezione di ciascun paese membro.
Pur senza avere carattere vincolante, le linee guida di Bruxelles fissano dei paletti. Dare una cornice legale alla protezione ogniqualvolta sia possibile, un passaggio che diventa obbligatorio se si vuol garantire una forma di protezione rafforzata. Contare nel target europeo anche le aree urbane e periurbane si può, ma solo se sono definite come aree protette e rispecchiano una serie di altri criteri più stringenti per la conservazione delle specie. E ancora: coinvolgere i portatori di interesse in ogni fase di designazione delle nuove zone protette.
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Entro la fine del decennio, Bruxelles vuole portare al 30% la quota di terre e aree marine con una qualche forma di protezione. Di queste aree almeno un terzo dovrà avere una protezione rafforzata, cioè diventare aree “completamente e legalmente protette” i cui processi naturali “sono lasciati essenzialmente indisturbati dalle pressioni umane e dalle minacce alla struttura e al funzionamento ecologico complessivo”. Attualmente, la media europea è del 18% delle terre e dell’8% delle aree marine tutelate, di cui rispettivamente solo il 3% e l’1% hanno una forma maggiore di protezione.
La rete Natura 2000 “è la spina dorsale di una rete naturale transeuropea, ma deve essere integrata da aree protette a livello nazionale”, il commento del commissario all’Ambiente, gli Oceani e la Pesca Virginijus Sinkevičius. “Le nostre linee guida forniscono agli Stati membri gli strumenti per aiutarli a identificare, designare e gestire ulteriori aree protette”.
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Per le aree a protezione rafforzata, il documento dà indicazioni più precise. Devono essere essenzialmente aree di non intervento dell’uomo, salvo casi specifici (ad esempio la prevenzione antincendio). Nel selezionarle, i paesi devono dare priorità alle foreste primarie (che dovrebbero avere sempre questa forma di protezione) e agli ecosistemi ricchi di carbonio, come torbiere, praterie e distese di alghe marine. Infine, una corsia preferenziale deve essere assicurata agli ecosistemi che racchiudono un alto tasso di biodiversità.