Rinnovabili

La biodiversità ci salverà

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La biodiversità al centro delle politiche ambientali

La biodiversità è la soluzione, afferma il 1° Rapporto del National Biodiversity Future Center (NBFC): con il cambiamento climatico che sta alterando gli ecosistemi – che sono alla base della rigenerazione delle risorse ambientali – la biodiversità svolge un ruolo essenziale per la salute del Pianeta.

Dal 2022, con la modifica dell’art. 9, la biodiversità è entrata nella Costituzione: «La Repubblica […] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Un passo avanti, molto significativo, che supera la semplice tutela del paesaggio.

Anche la modifica dell’art. 41 apre la porta al rispetto della sostenibilità presente e futura, con particolare riguardo alle generazioni che verranno: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».

Che cos’è la biodiversità?

Se c’è un generale consenso sociale sull’importanza della biodiversità e sulla sua conservazione, da una indagine del National Biodiversity Future Center emerge la necessità di educare le persone alla natura. Solo se consapevoli e informati, i cittadini potranno costituire un supporto strategico per contrastare l’erosione del territorio e la perdita di specie.

Ma cos’è precisamente la biodiversità? Non è solo una serie di specie che vivono in determinati ambienti, è l’interazione tra le specie e con l’ambiente che crea quei servizi ecosistemici che mantengono la stabilità dell’ecosistema, rigenerano e fanno circolare le risorse naturali come l’aria e l’acqua mitigando gli eventi estremi.

Fondamentale è il ruolo della ricerca: il NBFC mette in connessione oltre 2mila ricercatori che si dedicano a ricerca applicata e innovazione per la tutela della biodiversità.

Le tre prospettive principali della biodiversità

Il processo di trasformazione deve avvenire, secondo il NBFC, secondo tre prospettive principali:

La situazione in Italia

L’Italia è uno dei Paesi del Mediterraneo più ricchi di biodiversità, il suo mantenimento è un impegno nei confronti delle future generazioni. Un impegno difficile da onorare quando il degrado degli habitat sembra inarrestabile.

Il collasso è iniziato con l’Antropocene, in cui si sono combinati crescita demografica, modifiche territoriali e ambientali, pratiche agricole intensive. Si è alterato il rapporto tra l’uomo e la Natura, considerata un elemento da sfruttare, invece dobbiamo considerarci parte dei sistemi naturali.

I dati sono allarmanti: il 68% degli ecosistemi italiani è in pericolo, il consumo del suolo procede alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo (21.500 Km2 di suolo cementificati, 1.150 Km2 consumati in quindici anni), le specie esotiche invasive sono aumentate del 96% in trent’anni, l’89% degli habitat è in cattivo stato di conservazione, il 30% delle specie è a rischio di estinzione.

Un degrado che si può fermare rafforzando le aree protette, attività a cui NBFC si sta impegnando interagendo con le istituzioni e gli enti gestori. Le aree protette italiane si estendono su quasi 10.500.000 ettari, ovvero il 17% della superficie terrestre e l’11% di quella marina.

Le strategie europee

Tutte le strategie sono sinergiche agli obiettivi del Green Deal per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

La Strategia europea sulla biodiversità 2030 non prevede la tutela di singole specie o ambienti, riconosce il valore dell’insieme degli esseri viventi e della loro interazione per la stabilità degli ecosistemi. Anche gli esseri umani sono considerati una componente degli ecosistemi.

L’obiettivo è il restauro di almeno il 30% delle aree terrestri e marine, mediante misure di protezione e attraverso iniziative di rinnovamento degli ecosistemi che consolidino le zone protette esistenti e ne introducono di nuove.

Il drastico abbattimento dell’uso dei pesticidi (-50%) è una delle azioni di mitigazioni delle cause del degrado della biodiversità previste dalla Strategia europea. Non manca la riqualificazione delle aree più soggette a erosione, lo sviluppo di pratiche agricole più sostenibili e azioni di riforestazione anche nel contesto urbano.

Il Piano d’azione Zero Pollution è volta invece a ridurre l’inquinamento di aria, acqua e suolo. L’inquinamento, oltre a colpire la salute delle persone, è una delle cause principali della perdita di biodiversità.

Si può trasformare la crisi ecologica in opportunità? Sì, se si integra la tutela della biodiversità nell’economia e l’uomo assume la gestione sostenibile degli ecosistemi.

Consapevolezza è la parola chiave: la biodiversità non è solo nei parchi, bisogna coinvolgere le comunità – che sono i primi portatori di interesse – e incoraggiare la partecipazione attiva a progetti di conservazione locale.

Salute dell’ambiente, salute dell’uomo

La correlazione tra la nostra salute e quella dell’ambiente è contenuta in un dato dell’OMS: circa il 24% delle malattie dell’uomo sono dovute a fattori ambientali, e il cambiamento climatico potrebbe causare 14,5 milioni di decessi entro il 2050.

Oltre ai fattori ambientali, la salute è legata all’alimentazione: la biodiversità è fondamentale per l’agricoltura, l’allevamento, il miglioramento delle diete e la cura delle malattie. Diete più sane e sostenibili riducono l’impatto ambientale.

Adottando pratiche agricole rispettose della biodiversità garantiamo alle generazioni future sistemi alimentari resilienti e l’accesso ad alimenti nutrienti.

Anche l’inquinamento dell’aria si ripercuote sulla salute umana. L’aumento delle temperature influisce negativamente sulla salute e aggrava le patologie esistenti, specie nei soggetti più fragili.

Il team di NBFC ha individuato nella forestazione urbana con alberi adatti al clima mediterraneo una soluzione per abbassare le temperature nelle città.

La tutela della biodiversità è un tema globale a cui gli accordi internazionali danno una base giuridica comune. Non sempre, però, tali accordi vengono rispettati: la pressione dell’opinione pubblica ha un peso rilevante nella gestione delle risorse naturali che troppo spesso non coincidono con le decisioni politiche.

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