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Dalle banche d’investimento un macigno da 2.600 miliardi contro la biodiversità

Il rapporto di portfolio.earth mette sotto i riflettori il ruolo dei 50 maggiori istituti finanziari globali. Che non hanno policy di monitoraggio di come gli investimenti impattano sugli ecosistemi

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Credits: Capri23auto da Pixabay

Nel 2019 l’equivalente del PIL della Francia investito in settori che danneggiano la biodiversità

(Rinnovabili.it) – Nel 2019 le principali banche globali hanno investito una cifra pari al PIL della Francia nei settori che causano più perdita di biodiversità e distruzione di ecosistemi. E’ il risultato di uno studio pubblicato oggi da portfolio.earth. Un’iniziativa collettiva, che riunisce esperti di finanza, economia e ambiente e ha l’obiettivo di analizzare il ruolo delle operazioni finanziarie nel degrado della natura.

Come hanno costruito questa ricerca? Il rapporto prende in considerazione le attività finanziarie delle 50 banche d’investimento più grandi. Colossi come Bank of America, Citigroup e JP Morgan, Mizuho Financial, Wells Fargo, BNP Paribas, Mitsubishi UFJ Financial, HSBC, SMBC Group e Barclays. E le incrocia con i settori che l’ONU identifica come particolarmente rilevanti per i collegamenti con estinzioni di massa e collasso degli ecosistemi.

Sono gli ambiti inseriti nella lista dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES). Cioè l’agenzia scientifica delle Nazioni Unite che monitora biodiversità e stato di salute degli ecosistemi. Nella lista ci sono cibo, silvicoltura, estrazione mineraria, combustibili fossili, infrastrutture, turismo, trasporti e logistica.

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Dopo aver fatto questo incrocio di dati, gli autori del rapporto Bankrolling extinction di portfolio.earth hanno tirato le somme. Una cifra enorme, pari a circa 2.600 miliardi di dollari, è stata mobilitata in appena 12 mesi. Ma non c’è certezza che abbiano davvero contribuito a danneggiare l’ambiente, si può ribattere con una critica legittima. Il problema è che questa certezza non ce l’hanno nemmeno le banche stesse.

Il rapporto punta il dito sugli istituti di credito e sostiene che le istituzioni finanziarie non sono in grado di monitorare e misurare l’impatto delle loro attività. Perché non hanno policy adeguate da far scattare quando erogano credito, investono o forniscono i loro servizi.

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“Le banche stanno iniziando a rendersi conto che se investono in settori che causano il cambiamento climatico, ciò danneggerà i loro rendimenti”, ha commentato a Reuters Liz Gallagher, direttrice di portfolio.earth. “Le banche devono capire che lo stesso vale per la distruzione della biodiversità”.

Sentito dal Guardian, Sir Robert Watson, ex presidente dell’IPBES, si è detto convinto che le banche d’investimento non possono sottrarsi al compito di tutelare la biodiversità. “Banca per banca, gli autori del rapporto hanno riscontrato un’ignoranza sprezzante o un’indifferenza per le implicazioni” dei loro investimenti. E la stragrande maggioranza degli istituti analizzati è “ignara del proprio impatto sulla biodiversità, o dei rischi di bilancio associati”.