La biodiversità avicola è a rischio soprattutto per l’agricoltura
(Rinnovabili.it) – Uno dei migliori indicatori dello stato di salute del pianeta dà segnali preoccupanti. Parliamo degli uccelli, la classe animale più studiata al mondo da cui si ricavano informazioni preziose su habitat, ecosistemi, biodiversità avicola e impatto del climate change. Secondo lo State of the World’s Birds appena pubblicato sull’Annual Review of Environment and Resources, il tasso di riduzione molte popolazioni e quello di scomparsa delle specie a rischio non accenna a diminuire.
Delle 11.000 specie di uccelli che popolano il pianeta, una buona metà accusa i colpi dell’impatto antropico sulla Terra e il clima. In circa metà delle specie (il 48%), infatti, la popolazione è in declino. Mentre soltanto per il 6% delle specie i numeri sono in aumento (nel 39% dei casi la specie è stazionaria). Un fenomeno, la perdita di biodiversità avicola, che è particolarmente acuto nei paesi più ricchi. Le perdite di popolazione maggiori si riscontrano infatti nell’America del Nord (cumulativamente, 3 miliardi di individui) e in Europa (600 milioni). Nelle medesime regioni ci sono anche più specie classificate a rischio estinzione rispetto alle aree tropicali, in proporzione.
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Il dossier si sofferma poi sugli sforzi per la conservazione messi in campo negli ultimi decenni e sulla loro efficacia. Che è claudicante. “Attualmente, stiamo gestendo le specie a rischio, ma non stiamo fermando il flusso di specie verso l’estinzione”, riassume al Guardian Alexander Lees della Manchester Metropolitan University, che ha guidato la ricerca. “C’è così tanto che possiamo fare con una conservazione basata sul singolo sito”. In 40 anni il lavoro di conservazione, constata lo studio, è riuscito a migliorare lo stato delle popolazioni per 70 specie nel mondo, così da diminuire il rischio di estinzione. Ma nello stesso periodo di tempo, sono peggiorate le consistenze di altre 391 specie di uccelli. Cinque volte e mezzo quelle “salvate”.
Il declino è particolarmente precipitoso per le specie di uccelli il cui habitat si sovrappone a quello delle terre agricole. Solo in Europa, la loro contrazione dal 1980 a oggi è stata del 57%. La causa? Secondo lo studio è l’agricoltura intensiva. “L’impronta crescente della popolazione umana rappresenta il motore ultimo della maggior parte delle minacce alla biodiversità avicola”, conclude lo studio. “La mancanza di progressi nella conservazione di solito riflette una mancanza di risorse o di volontà politica, piuttosto che una mancanza di conoscenza di ciò che deve essere fatto”.
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