Un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente fotografa una situazione al limite. Le direttive UE ci sono, ma spesso i paesi non le applicano. Per invertire rotta bisogna ripensare il modo in cui produciamo il cibo
Le direttive Habitat e Uccelli non stanno dando i risultati sperati nella tutela della biodiversità
(Rinnovabili.it) – L’UE sta fallendo gli obiettivi di conservazione che si è data con le direttive Habitat e Uccelli. E se si guarda al capitolo biodiversità, nel continente è in corso uno stillicidio continuo e apparentemente inarrestabile. Solo la rete Natura 2000 sta dando buoni risultati. Lo sostiene un rapporto dell’Agenzia ambientale europea pubblicato il 19 ottobre, in parallelo al documento sullo “Stato della natura” della Commissione.
La maggior parte dei paesaggi protetti (81%) nell’Unione europea ha uno stato di conservazione scadente o pessimo. In molti casi la qualità continua a diminuire nonostante gli obiettivi mirati per proteggerli. Praterie, dune e gli habitat delle torbiere e delle paludi sono i più fragili. Mostrano tendenze di notevole deterioramento dovute ai cambiamenti nell’uso del suolo e del mare, allo sfruttamento eccessivo e a pratiche di gestione insostenibili.
Una delle cause di questa spirale di degrado? Le direttive esistono a livello comunitario. Ma molti paesi membri non le hanno implementate.
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I fattori che hanno più impatto sul declino della biodiversità, secondo l’Agenzia, sono l’agricoltura intensiva, l’espansione urbana incontrollata (urban sprawl) e le attività forestali insostenibili. Anche l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ha un impatto sugli habitat, così come il continuo sfruttamento eccessivo della fauna attraverso la caccia e la pesca insostenibili.
Queste minacce sono aggravate dalle alterazioni causate a fiumi e laghi, ad esempio attraverso le dighe e la captazione eccessiva di acqua, la diffusione di specie aliene invasive e i cambiamenti climatici. In più, l’abbandono dei terreni agricoli contribuisce al continuo declino degli habitat seminaturali, come le praterie, e delle loro specie, come le farfalle e diverse specie di uccelli.
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Di fronte a un cocktail di fattori così ampio, la ricetta per uscirne non è semplice. E quella individuata dall’Agenzia è a tratti anche piuttosto radicale. E’ necessario un cambiamento profondo del modello produttivo europeo del cibo, si legge nel rapporto. Un passaggio che deve accompagnare la crescita delle ambizioni climatiche, il completamento della transizione energetica con la decarbonizzazione soprattutto dei trasporti e del settore energetico, e ovviamente il miglioramento degli strumenti normativi in ottica di conservazione della natura.
“La nostra valutazione – riassume il direttore esecutivo dell’Agenzia, Hans Bruyninckx – mostra che la salvaguardia della salute e della resilienza della natura europea e del benessere delle persone richiede cambiamenti fondamentali nel modo in cui produciamo e consumiamo cibo, gestiamo e utilizziamo le foreste e costruiamo città”.