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L’Italia non rimuove le barriere fluviali inutili, ultima in Europa

Barriere fluviali: nel 2021 segnato il record di rimozioni, Spagna sopra tutti
Una briglia sul Nervia, all’altezza di Pigna nell’alto imperiese. Di Pampuco – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49301391

Per barriere fluviali si intendono tutte le opere che impediscono il flusso libero delle acque

(Rinnovabili.it) – Nel 2021 è stato rimosso un numero da record di barriere fluviali in Europa: 239. Ben il 137% in più rispetto all’anno precedente. Ma è ancora poco, pochissimo, rispetto a quello che bisognerebbe fare per ripristinare i fiumi europei e proteggere la biodiversità di questi ecosistemi. E alcuni paesi – come l’Italia – non muovono un dito.

Perché le barriere fluviali in Europa sono 1,2 milioni, cioè 0,74 per chilometro. La stima arriva da uno studio del 2020 condotto in seno al progetto Amber, che ritiene che molte di questi ostacoli siano lì da più di un secolo. Almeno 200.000 di questi sono ormai considerati vecchi, obsoleti, e inutili. Eppure continuano a frammentare i fiumi europei e a incidere sull’ambiente. L’impatto è profondo: le specie di pesci migratori del continente sono in declino del 93%.

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L’anno scorso il record di rimozioni l’ha toccato la Spagna. Il paese iberico da solo ha tolto 108 barriere fluviali, praticamente più di quanto avesse fatto l’intera Europa nel 2020. L’87% delle opere rimosse consisteva in briglie, infrastrutture usate soprattutto per limitare l’erosione dell’alveo nei torrenti montani. E in 3 casi su 4 l’ostacolo rimosso era più basso di 2 metri.

“La rimozione delle dighe è lo strumento più efficace per ripristinare fiumi liberi e ricchi di pesci”, spiega Herman Wanningen, direttore della World Fish Migration Foundation che ha pubblicato il rapporto Dam removal 2021. “Questo strumento dovrebbe essere applicato ovunque in Europa, a partire dagli sbarramenti vecchi e obsoleti che sono fuori uso o non hanno più alcuna funzione economica”.

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Una tendenza positiva che va – timidamente – nella direzione auspicata dalla Strategia UE per la Biodiversità 2030. Secondo i piani di Bruxelles, per fine decennio bisognerebbe ripristinare almeno 25mila km di fiumi europei. Non tutti i paesi, però, si stanno dando da fare. E tra i ritardatari c’è anche l’Italia, dove nel 2021 non è stato registrato nessuna rimozione di barriere fluviali. Insieme a Irlanda, Danimarca, Lettonia, Grecia, Ungheria, Romania e tutti i paesi balcanici salvo il Montenegro.

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