Il calo dell’avifauna europea viaggia su ritmi simili a quelli americani
(Rinnovabili.it) – Dal 1980 a oggi sono scomparsi 600 milioni di uccelli europei. Il declino è rapido, tocca circa metà dell’avifauna originaria del continente e soprattutto le specie i cui habitat includono le terre coltivate. È il quadro drammatico che emerge da uno studio di RSPB, Birdlife International e la Società ceca di ornitologia, che analizza i dati di 378 delle 445 europee.
Negli ultimi 40 anni, un uccello su 6 tra le specie nidificanti è scomparso. Il calo è piuttosto trasversale ma colpisce soprattutto alcune specie. Come i passeri: quasi metà dell’avifauna mancante – ben 247 milioni di esemplari – appartiene a questo genere. Le specie più prostrate sono il passero comune, che ha perso addirittura metà della sua consistenza numerica, e il passero mattugio. Altre specie comuni che stanno scomparendo dai cieli europei includono la cutrettola gialla (97 milioni in meno), gli storni (75 mln in meno) e le allodole (68 mln in meno).
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Cosa spiega il declino di questi uccelli così comuni in Europa e la perdita di biodiversità nel continente? Sotto la lente, secondo lo studio, finiscono soprattutto i cambiamenti nelle pratiche agricole. Ma anche le condizioni urbane hanno un ruolo: probabilmente un mix di carenza di cibo, malattie come l’aviaria, e l’inquinamento atmosferico.
I ricercatori per il momento hanno collegato il declino dell’avifauna con l’aumento dell’agricoltura intensiva, che sottrae habitat a molte specie di uccelli, e con l’incremento dell’agrichimica. Questa è responsabile del declino delle popolazioni di insetti, che a loro volta costituiscono la base alimentare per molti volatili.
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Lo studio registra una perdita netta, ma ci sono molte specie – circa 200 – che sono invece aumentate di numero. Incrementi concentrati in poche specie: il 66% dei 340 milioni di esemplari in più proviene da sole otto specie che sono in forte espansione: capinera, luì, merlo, scricciolo, cardellino, pettirosso, colombaccio e cinciarella. Più che raddoppiati anche i numeri assoluti di esemplari di rapaci (particolarmente protetti dalle direttive UE), anche se le popolazioni restano numericamente esigue.