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Aree marine protette, benefici per la fauna ittica anche a 400 km di distanza

Nei 4 anni successivi al suo allargamento a 1,5 mln km2, il monumento marino nazionale statunitense Papahānaumokuākea ha fatto crescere la popolazione di specie ittiche migratorie, non solo di quelle stanziali entro i confini della riserva. Finora si riteneva che ciò non accadesse

Aree marine protette: danno benefici anche a 400 km di distanza
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Uno studio sull’impatto della più grande delle aree marine protette mondiali, alle Hawaii

(Rinnovabili.it) – In appena 6 anni, la più grande delle aree marine protette al mondo ha generato benefici per la fauna ittica (e la pesca) anche 400 km al di là dei suoi confini. Un dato che smentisce la maggior parte delle ricerche in materia, secondo cui era improbabile che le “no-fishing zones” riuscissero ad aiutare il tasso riproduttivo delle specie di pesci che migrano – come il tonno e il pescespada.

Lo rivela uno studio apparso su Science che analizza l’impatto della creazione del monumento marino nazionale Papahānaumokuākea al largo delle Hawaii, deciso 6 anni fa dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Con quell’atto, Obama diede vita alla più estesa delle aree marine protette, vasta 1,5 milioni di km2.

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Il 2016 è stato un vero punto di svolta. Gli autori dello studio hanno analizzati i dati relativi ai prelievi ittici del programma di monitoraggio delle isole del Pacifico promosso dallo US National Marine Fisheries Service. Il confronto dei quadrienni 2010/13 e 2016/19 parla chiarissimo. Prima del 2016, quando la riserva marina esisteva già ma era significativamente più piccola, non si notano effetti sulla fauna ittica al di là dei confini dell’area protetta. Dopo quella data, invece, la situazione migliora soprattutto per due specie di tonno, il pinnagialla e il Thunnus obesus. E i maggiori aumenti di pescato si registrano in una fascia compresa tra i 185 e i 370 km di distanza dalla riserva.

“Istituendo zone di divieto di pesca, costringiamo le persone a smettere di pescare in luoghi che prima apprezzavano”, sottolinea Jennifer Raynor, coautrice dello studio. “Ma è come un investimento. Si fanno grandi spese iniziali, con la speranza che si ripaghino in futuro, come avere aliquote fiscali più alte nel tempo. Il nostro studio dice: se si creano queste aree con attenzione, l’investimento può venire ripagato”.

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