Un nuovo studio ha rafforzato la teoria secondo cui la mancanza di ossigeno negli oceani ha contribuito alla prima grande estinzione di massa, che ha portato alla scomparsa dell’85% delle specie marine.
Una ricerca collega l’anossia marina alla scomparsa, avvenuta milioni di anni fa, della fauna oceanica
(Rinnovabili.it) – Per decenni gli scienziati hanno condotto ricerche sulle cinque principali estinzioni di massa che hanno plasmato il mondo in cui viviamo. Dalla prima, risalente a più di 450 milioni di anni fa, fino all’estinzione più recente e devastante, quella avvenuta 250 milioni di anni fa, in cui scomparve oltre il 90% delle specie.
I ricercatori hanno rintracciato nel corso degli anni le principali cause delle estinzioni di massa, dalle eruzioni vulcaniche, al riscaldamento globale, passando per collisioni di asteroidi e acidificazione degli oceani. Tuttavia, le cause della prima grande estinzione sono rimaste in gran parte un mistero fino a pochi anni fa. Uno studio del 2018, pubblicato negli Atti della Conferenza annuale della National Academy of Sciences, aveva rintracciato la principale causa dell’estinzione nell’anossia marina, ossia la perdita di ossigeno negli ecosistemi oceanici.
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Ora, una nuova ricerca dell’Università di Stanford, in collaborazione con il Georgia Institute of Technology, la Yale University, l’Università di Portsmouth e la Czech University of Life Sciences di Praga, ha rafforzato questa teoria, indicando come il fenomeno dell’anossia marina sia proseguito per oltre 3 milioni di anni, portando all’estinzione di circa l’85% delle specie presenti negli oceani Questo studio ha così eliminato “molte delle incertezze rimaste sull’estensione e l’intensità delle condizioni anossiche durante l’estinzione di massa avvenuta 450 milioni di anni fa”, ha dichiarato l’autore principale, Richard George Stockey.
Comprendere come siano avvenute le precedenti estinzioni di massa è fondamentale in un’epoca in cui i cambiamenti climatici globali hanno un impatto devastante sul pianeta, contribuendo alla diminuzione di ossigeno sia negli oceani, sia nelle acque costiere. Per questo motivo, i ricercatori hanno esaminato la prima grande estinzione cercando di chiarire per quanto tempo e in quali ecosistemi marini si fosse verificata una significativa carenza di ossigeno.
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Lo studio del passato, quindi, suggerisce chiaramente come l’anossia marina possa mettere sempre più a dura prova molti organismi, fino a condurli sull’orlo dell’estinzione. Stockey ha spiegato che non è plausibile pensare “che condizioni d’insufficienza d’ossigeno non abbiano un grave effetto sulla biodiversità”. Di grande importanza, dunque, sarà approfondire le ricerche “su come gli oceani si sono comportati in passato”, così da poter sviluppare previsioni sulle sfide che dovranno affrontare gli ecosistemi marini odierni.